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Agguato a Reggio, vittima legata al clan Condello – VIDEO

REGGIO CALABRIA Se Reggio Nord è una polveriera, la miccia sta tra Gallico e Catona. E regolarmente prende fuoco. Intimidazioni e danneggiamenti sono ormai ordinaria amministrazione, ma questa sera…

Pubblicato il: 15/02/2018 – 20:51
Agguato a Reggio, vittima legata al clan Condello – VIDEO

REGGIO CALABRIA Se Reggio Nord è una polveriera, la miccia sta tra Gallico e Catona. E regolarmente prende fuoco. Intimidazioni e danneggiamenti sono ormai ordinaria amministrazione, ma questa sera a Gallico si è tornato a sparare. E chi lo ha fatto voleva uccidere. Sotto i colpi di due sicari è caduto Pasquale Chindemi, 53enne di Gallico superiore, attualmente impiegato come ausiliare del traffico all’Atam,in passato coinvolto nell’inchiesta Bless perché considerato vicino al clan Araniti, storicamente vicino ai Condello.

EQUILIBRI SALTATI Schieramenti di fatto sciolti dalla pax mafiosa del ’91 e dalla successiva nascita del direttorio dei clan e superati con le “regole” imposte da Giuseppe De Stefano, quando dal superboss Pasquale Condello ha ereditato lo scettro di capocrimine. Ma se la macrostruttura – confermano le inchieste recenti e passate – è salda, da tempo la strada mostra segni di irrequietezza, soprattutto alla periferia di Archi, roccaforte storica dell’élite dei clan. Da quando molti dei capi operativi come Ciccio Rodà e Giovanni Rogolino sono finiti dietro le sbarre, alcuni degli equilibri sembrano essere saltati, zolle dello sterminato territorio dei clan sono rimaste senza padrone. E magari c’è chi sgomita per appropriarsene.

L’AGGUATO Non è dato al momento sapere se Pasquale Chindemi sia stato vittima di questo scontro su cui tanto si mormora, ma nessuno dice. Di certo, i due sicari che lo hanno atteso sotto casa sua erano lì con il proposito di uccidere. Volto coperto dal passamontagna, i due lo hanno aspettato nei pressi della sua abitazione, in un vicolo parallelo alla strada principale sottostante. Probabilmente, i sicari ne conoscevano abitudini e orari, perché quando attorno alle 19.20 Chindemi è rientrato dal lavoro, ha fatto appena in tempo a parcheggiare e scendere dalla macchina. Poi i due killer hanno iniziato a sparare. Sorpreso dall’agguato, forse colpito, il 53enne si è dato alla fuga. Veloce ha preso le scalette che collegano il vicolo alla strada, ma i due killer lo hanno ricorso senza dargli scampo. Chindemi si è accasciato ai piedi della scala, sulla via principale. I sicari invece si sono allontanati in fretta a piedi.

ANCHE LE TELECAMERE TACCIONO È stata una telefonata di un vicino che ha sentito gli spari ad allertare i soccorsi. Sul posto, sono arrivati i carabinieri del Comando provinciale, che hanno proceduto con i rilievi ed hanno iniziato a sentire amici e familiari della vittima.  Secondo le prime analisi, a sparare sarebbero state due pistole di piccolo calibro, ma solo alcuni dei colpi sparati avrebbero raggiunto Chindemi, colpito al torace e alla nuca. Dall’analisi delle poche telecamere presenti in zona, arrivano pochi o nessun indizio. Almeno una è riuscita ad inquadrare i due uomini, ma il loro volto è totalmente occultato dal passamontagna.

OMICIDIO DI MAFIA Nella zona limitrofa e in tutta l’area nord della città sono stati subito attivati posti di blocco per tentare di intercettare la fuga dei killer, mentre si indaga per capire il contesto in cui è maturato l’omicidio. Sul posto è arrivato il pm della Dda Stefano Musolino, che a lungo ha parlato con gli investigatori. Nulla di quel colloquio è trapelato, ma la presenza di un pm della Dda sul posto rivela che per investigatori ed inquirenti, quello di Chindemi è un omicidio di ‘ndrangheta.

PERIFERIA POLVERIERA Non è il primo in zona. Il 29 dicembre 2016, a cadere sotto i colpi dei killer è stato Tarik Kacha, 34enne di origini marocchine ma cresciuto a Reggio Calabria, vittima di un vero e proprio agguato di fronte al portone di casa, nel limitrofo quartiere di Catona. Poco distante, il 26 maggio, il tabaccaio Bruno Ielo è stato inseguito e ucciso mentre rientrava a casa dopo il lavoro. Persone diverse, provenienti da ambienti diversi e probabilmente anche con frequentazioni molto diverse, ma che secondo alcune indiscrezioni avrebbero avuto il medesimo destino. Vasi di coccio fra i vasi di ferro che nella periferia nord di Reggio Calabria potrebbero avere il volto di giovani leve, assetate di potere e pronte a pretenderlo.

IL PREZZO DEL SANGUE Desideri che a volte si pagano con il sangue, come dimostrato dall’inchiesta che di recente ha inchiodato i sicari che hanno ucciso Giuseppe Canale, indicato da un collaboratore come esecutore materiale dell’omicidio di Domenico Chirico, uomo di punta del clan Condello nella zona di Gallico. Sangue versato in nome di una lotta di potere che forse non si è ancora conclusa. 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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