Franco Corbelli, candidato alla Camera per Liberi e Uguali nel collegio di Cosenza, l’aveva buttata lì così, annunciandola in uno dei suoi proverbiali comunicati stampa che le redazioni dei giornali conoscono bene. «A Sanremo ha vinto l’Italia dell’accoglienza. Se eletto al Parlamento, porterò Ermal Meta e Fabrizio Moro, gli interpreti della canzone “Non mi avete fatto niente”, vincitrice della rassegna canora, in piazza a Cosenza per una grande festa popolare». Per la verità a qualcuno (che magari non ama le melodie sanremesi o che conosce l’eloquio del leader del Movimento Diritti Civili) era suonata più come una minaccia ma, ironia a parte, Corbelli non si è fermato al comunicato di rito ma si è spinto oltre. Ha stampato e diffuso un manifesto con cui ha annunciato alle masse cosentine: «Se eletto grande festa popolare in piazza con i vincitori di Sanremo per una riflessione sul dramma dell’immigrazione».
Ma l’entusiasmo conseguente all’annuncio è durato poco, perché qualcuno deve essersi preso la briga di segnalare la cosa ai due cantanti che hanno vinto Sanremo. E uno dei due, Ermal Meta, ha preso le distanze in modo netto sulla sua seguitissima pagina Facebook: «In nessun modo – ha scritto il cantante a commento del post con cui ha pubblicato il manifesto incriminato – abbiamo a che fare con questa cosa ne tanto meno abbiamo dato il permesso di usare la nostra immagine a fini politici. Bah!».
E la gaffe è servita, con tanto di sconfessione del partito di Piero Grasso che ha subito “scaricato” l’incauto Corbelli: «Ciao Ermal, ovviamente – ha scritto la pagina Liberi e Uguali a commento del post di Ermal Meta su Facebook – questa è una iniziativa di un singolo candidato da cui ci sentiamo di prendere le distanze e che non avrebbe dovuto utilizzare la vostra immagine. Ci scusiamo ufficialmente con te, con Fabrizio e con tutti coloro che hanno contribuito al vostro ultimo successo, un brano che abbiamo apprezzato per il modo con cui avete affrontato, temi così importanti, portandoli all’attenzione di milioni di persone; un messaggio che dovrebbe essere patrimonio di tutti e non solo di una singola forza politica».
«NESSUNA GAFFE, MA SONO PRONTO A RINUNCIARE ALLA CANDIDATURA» Poco dopo lo stesso candidato di LeU replica così: «Non ho commesso nessuna gaffe, né figuraccia, né azione scorretta. Ho solo continuato con l’impegno civile e umanitario che porto avanti da una vita. L’esibizione in piazza a Cosenza dei vincitori di Sanremo è un mio desiderio per una riflessione sul dramma dell’immigrazione che i due artisti hanno saputo significativamente interpretare. Quando parlano dei muri di contrasto alzati per il pane a cosa si riferiscono se non ai muri della vergogna alzati dall’Europa per sbarrare la strada ai migranti (uomini, donne e bambini). Devo ricordare (e ho iniziato a farlo sul mio profilo facebook) i muri disumani dell’Ungheria, della Turchia, della Serbia, dell’Austria, della Francia, dell’Inghilterra, della Slovenia, della Macedonia, della Croazia… O ancora quando cantano affermando testualmente miliardi di persone che sperano in qualcosa. Braccia senza mani. Facce senza nomi. Scambiamoci la pelle, in fondo siamo umani. Di cosa parlano se non del tema dell’accoglienza! Per questo ho annunciato questa mia iniziativa, coerentemente con la mia lunga storia. Ai due bravissimi cantanti poi la scelta: se accettare il mio invito per un grande concerto che pagherò io personalmente, se eletto al Parlamento. Al partito, Liberi e Uguali, che ha scelto di candidarmi e che ha preso le distanze dalla mia iniziativa dico che io sono sempre stato, durante tutta la mia vita, al fianco dei più poveri e dei migranti. Io resterò sempre con il cuore davanti quei muri della vergogna accanto a quel popolo disperato e sofferente, uomini, donne e bambini in fuga da guerre, persecuzioni e miseria. Dietro quei muri disumani restassero quelli che queste barriere della vergogna le hanno alzate, avallate in Europa costruendovi (anche in Italia) le loro fortune elettorali. Il partito, LeU, sbaglia a non rivendicare che quei valori del testo della canzone sull’accoglienza non appartengono a tutti. Quei valori appartengono solo alla storia della sinistra, del volontariato e della Chiesa. Se il partito, LeU, comunque ritiene opportuno non sostenere le mie lotte civili e iniziative umanitarie, sono pronto, per rispetto della fiducia da loro accordatami, a rinunciare alla candidatura e visto che oggi non è possibile tecnicamente rassegnare le dimissioni, nel caso venissi eletto, chiederò all’Aula di accettarle immediatamente. Il mio Parlamento è la strada, accanto agli ultimi. Lì sono sempre stato e lì voglio continuare a rimanere e combattere. Ai seminatori di odio e razzisti, che mi stanno insultando per questa mia iniziativa di sensibilizzazione sul dramma dell’immigrazione e non si scandalizzano invece per tutti quei partiti che ingannando gli italiani fanno promesse vergognose e impossibili, dico di andare a vedere prima la mia lunghissima storia».
s. pel.
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