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Processo Fallara, fissata l'udienza in Cassazione

REGGIO CALABRIA Arriva di fronte ai giudici della Cassazione il processo Fallara, che ha visto già condannati in primo grado e in appello l’ex sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti e i re…

Pubblicato il: 19/02/2018 – 19:33
Processo Fallara, fissata l'udienza in Cassazione

REGGIO CALABRIA Arriva di fronte ai giudici della Cassazione il processo Fallara, che ha visto già condannati in primo grado e in appello l’ex sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti e i revisori dei conti dell’epoca, Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero Alessandro De Medici. La loro sorte si deciderà il prossimo 4 aprile di fronte ai giudici della V Sezione della Corte di Cassazione. In appello per tutti quanti era stata confermata la condanna, sebbene con un lieve ridimensionamento della pena inflitta. Scopelliti, accusato di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico, è stato condannato a 5 anni di carcere con interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre è stata fissata in 2 anni e 4 mesi (a cui va aggiunta la revoca dell’interdizione dai pubblici uffici) la pena comminata ai revisori dei conti. Un lieve “sconto” rispetto ai 6 anni di carcere inflitti in primo grado all’ex governatore Giuseppe Scopelliti, e ai 3 anni e 6 mesi comminati a Stracuzzi, D’Amico e De Medici, che in nulla ha però modificato il quadro emerso dal lungo dibattimento di primo grado. Dall’istruttoria, è emersa una serie infinita di falsi, omissioni e abusi che hanno permesso alla dirigente Orsola Fallara, morta suicida nel dicembre 2011, di truccare il bilancio. Una manovra ad alto rischio, fatta di artifizi e raggiri contabili, che alla città ha lasciato in eredità un pesantissimo piano di rientro di durata trentennale.

 

SCOPELLITI UNICO RESPONSABILE Di quelle forzature contabili – ha stabilito il Tribunale prima e la Corte d’appello poi –i revisori non potevano che essere a conoscenza, mentre Scopelliti ne era il reale regista. Fallara – si leggeva infatti nella sentenza di primo grado – «lo schermo dietro il quale agiva il sindaco Scopelliti che aveva voluto fortemente la stessa quale dirigente di un settore strategico dandole la possibilità di portare avanti, nel dissenso di buona parte dell’amministrazione, la linea politica da lui perseguita». Ancor più dura quella della Corte d’Appello, in cui i giudici segnalavano che «il sindaco Scopelliti sapeva, avallava e partecipava all’operato della dirigente, e anzi, dettava le linee programmatiche a cui la stessa dava esecuzione, in un rapporto quasi esclusivo di reciproco scambio ed interesse». Un giudizio lapidario quello dei giudici di piazza Castello, che sottolineano «Fallara era lo schermo dietro il quale agiva il sindaco Scopelliti che aveva voluto fortemente la stessa quale dirigente di un settore strategico dandole la possibilità di portare avanti, nel dissenso di buona parte dell’amministrazione».

MOVENTE POLITICO E come in primo grado, neanche di fronte ai giudici della Corte d’appello è andato a buon fine il tentativo di scaricare tutta la responsabilità dei falsi sulle spalle della Fallara. «Opera destituita di logica e non rispettosa del dato istruttorio emerso chiaramente» affermano i giudici perché «in linea generale , non è credibile che il sindaco di un Comune di circa 200.000 abitanti abbia lasciato il bilancio, ovverosia lo strumento principale per attuare le scelte politiche e per andare incontro alle esigenze degli elettori, nelle mani della dirigente del settore, sia perché vi è in atti la prova del contrario, ovverosia che è stato proprio per garantire le finalità dell’uomo politico che la Fallara ha alterato i dati di bilancio fornendo una rappresentazione diversa da quella effettiva». Motivo? Tutto politico. «La serie di falsi ideologici, di irregolarità, di funzionali occultamenti della reale situazione di difficoltà dell’Ente – concludono i giudici dell’appello – erano commessi al fine di mantenere il consenso e lo status qua».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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