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“Laqueo”, la genesi dell'inchiesta nelle parole del pentito

COSENZA Dalla sua collaborazione con la giustizia è partita l’indagine della Dda di Catanzaro sull’estorsione e l’usura dei gruppi criminali cosentini denominata “Laqueo”. Roberto Violetta Calabres…

Pubblicato il: 20/02/2018 – 18:37
“Laqueo”, la genesi dell'inchiesta nelle parole del pentito

COSENZA Dalla sua collaborazione con la giustizia è partita l’indagine della Dda di Catanzaro sull’estorsione e l’usura dei gruppi criminali cosentini denominata “Laqueo”. Roberto Violetta Calabrese risponde alle domande del pubblico ministero dal «sito riservato». La costruzione del rito giuridico lo impone e dagli schermi sistemati nell’aula del tribunale di Cosenza lo si vede gesticolare. I movimenti sono chiari, un po’ meno il racconto e una serie di indizi e nomi che Calabrese pronuncia lasciando intendere come se i suoi uditori fossero nella sua mente o potessero leggere i fogli che ha davanti. Dopo quattro ore il racconto assume una forma e un contorno. L’usura, la bacinella, le minacce e gli attentati. E poi il nome del calciatore Francesco Modesto che nel 2016 fece finire la questione anche sui tiggì nazionali. Il tribunale del Riesame ha poi restituito la liberta all’abile terzino che ha militato in molte squadre di serie A e B e la sua posizione all’interno del processo “Laqueo” è stata stralciata. Ma da un altro esame del collaboratore di giustizia la posizione di Modesto è stata ripresa e attualmente pende dinnanzi al gip. Gli imputati che saranno giudicati con rito ordinario sono Luisiano Castiglia, Giovanni Guarasci, Danilo Magurno, Francesco Magurno, Ariosto Francersco Mantuano e William Sacco.

LA BACINELLA «Esisteva una bacinella dove venivano messi i soldi che raccoglievano. L’alimentavano Michele Bruni, Francesco Patitucci, Luisano Castiglia e altri». Il pentito parte dal fondo che i gruppi criminali avrebbero creato per far capire in che modo veniva finanziata l’attività di usura. Lui, prima uomo dei “Bella Bella” racconta il passaggio alla corte di Luisano Castiglia. «Michele Bruni mi chiese di tenere una rubrica in cui segnavo i nomi delle persone a cui prestavamo soldi – dice Calabrese –. Quando Castiglia scoprì che appuntavo chi ci chiedeva un prestito per darli a Bruni mi disse che alcuni dovevano essere rimossi, come quello di suo genero. Francesco Modesto».

IL PENTIMENTO La fase iniziale del dibattimento permette all’accusa rappresentata dal pm De Bernardo, di scavare sul perché Roberto Violetta Calabrese avesse deciso di collaborare con la giustizia. «Ricevevo delle minacce anche se velate». A questa risposta il pentito ci arriva dopo essere stato più volte evasivo. «C’è stato un attentato al negozio di mio fratello a via 24 maggio di Cosenza, poi uno a mio fratello e mio padre e poi uno solo a mio padre. Dell’attentato a mio padre lo venni a sapere quando stavo parlando con i carabinieri, mi chiesero se ero convinto di iniziare a collaborare e non mi tirai indietro». In base al racconto del collaboratore di giustizia dunque il mandante del tentato omicidio al fratello dovrebbe essere stato Luisiano Castiglia i cui rapporti con Calabrese si sono inclinati dopo la vicenda della rubrica. Però nel mese di dicembre il gup della Dda, per l’attentato al fratello di Calabrese, ha condannato Mario Mandoliti a due anni di reclusione e derubricato il reato da tentato omicidio a danneggiamento.

GLI IMPRENDITORI L’usura e i tassi di interesse che sfioravano il 30% sono confermati anche da alcuni imprenditori. Nel corso dell’udienza la pubblica accusa si è a lungo soffermata sui rapporti che Francesco Cannella aveva con Luisano Castiglia. «Dopo aver ricevuto i prestiti – dice Calabrese – Cannella non ha percepito i soldi che gli sarebbero spettati per i lavori fatti a casa di Castiglia». Una sorta di compensazione verrebbe da pensare. «Non a caso – prosegue – ha lavorato anche alla ristrutturazione della casa di Francesco Modesto, sono stato io a convincerlo e a dirgli che questa volta sarebbe stato ripagato visto che avrebbe lavorato alla casa di un calciatore».

MODESTO Il calciatore non è coinvolto nel procedimento ma, così come nei verbali, è stato tirato più volte in ballo. Calabrese ne racconta i rapporti con il genero Castiglia e scava a fondo nei suoi ricordi visto l’attrito che c’è tra i due. «Mi accusava spesso che avessi rubato 700mila euro, ma non è vero. È stato lui – dice Calabrese – ad approfittare dei lavori di chi gli doveva soldi senza mai restituire nulla alla bacinella. Io non ho mai rubato nulla, ho fatto solo l’usuraio». Roberto Violetta Calabrese dice questo dopo aver raccontato che anche il calciatore secondo lui avrebbe beneficiato per casa sua dei lavori fatti da ditte che avevano chiesto prestiti. Modesto era anche l’uomo che non doveva comparire sulla rubrica di Calabrese per volere di Castiglia ma stando alle dichiarazioni del pentito il coinvolgimento di Modesto non era ben visto neanche da Patitucci. «Ha un contratto a nove zeri e guadagna con il pallone, non deve partecipare ai profitti dell’usura».

Michele Presta
redazione@corrierecal.it

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