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Intelligence, l'ex capo del Sisde all'Unical

RENDE Una testimonianza dal vero quella che Vittorio Stelo, direttore del Sisde dal 1996 al 2001, ha offerto durante la lezione agli studenti del master in Intelligence dell’Università della Calabr…

Pubblicato il: 21/02/2018 – 10:07
Intelligence, l'ex capo del Sisde all'Unical

RENDE Una testimonianza dal vero quella che Vittorio Stelo, direttore del Sisde dal 1996 al 2001, ha offerto durante la lezione agli studenti del master in Intelligence dell’Università della Calabria. Il direttore del master Mario Caligiuri ha presentato il docente ricordando che vi insegna fin dalla prima edizione del 2007. Stelo ha iniziato ricordando il contesto della sua nomina avvenuta in conseguenza dello scandalo dei fondi neri del Sisde. A proposito ha evidenziato che «non esistono i Servizi deviati ma agenti deviati». Ha poi citato Francesco Cossiga («L’intelligence deve coniugare la legittimità dei fini con la legalità dei mezzi») e Indro Montanelli («I Servizi a volte sono costretti a operare in un’area grigia»). Ha poi tratteggiato la sua esperienza: su come ha costruito la squadra dei collaboratori (ricordarne molti con affetto e gratitudine), sul ricambio graduale che ha operato all’interno dell’organizzazione, sugli inserimenti dei nuovi operatori provenienti dalle Forze di Polizia, sull’importanza del rispetto delle regole, sulla leale collaborazione con i Servizi dei Paesi alleati (che ha ricordato che c’è sempre stata e a volte con ottimi risultati), sull’istituzione dell’archivio elettronico per garantire la trasparenza delle operazioni, sull’attivazione della sezione economica e finanziaria, sull’attenzione alla comunicazione e alla formazione valorizzando la rivista “Per Aspera ad Veritatem” (oggi “Gnosis”) e la scuola di formazione entrambe aperte alle collaborazioni esterne di professori universitari, esperti e intellettuali. Inoltre, Stelo ha ripercorso alcune delle vicende che si sono verificate sotto la sua direzione, a cominciare dai fatti del G8 di Genova agli attentati dell’11 settembre. Ha inoltre ricordato i casi di cui tra l’altro si è occupato: dall’omicidio di Marta Russo al caso Ocalan, dalla fuga di Licio Gelli in Svizzera all’occupazione del campanile di San Marco, dall’omicidio di D’Antona da parte delle nuove Brigate Rosse all’assassinio di Ilaria Alpi, dal Dossier “Achille” al Giubileo del 2000. Per il prefetto i veri problemi italiani sono rappresentati dalle mafie, dai metodi mafiosi e dalla corruzione, dal terrorismo ma ha molto insistito sul disagio economico e sociale che può rappresentare la vera emergenza nazionale. Infatti ha spiegato che «la globalizzazione si sta traducendo in una globalizzazione delle povertà. Le mafie stanno utilizzando a loro vantaggio il processo di mondializzazione senza però farsene conglobare». Ha quindi concluso dicendo che «tutti i Paesi dovrebbero favorire l’intelligence» e rivolgendosi agli studenti li ha invitate a «stimare l’importanza dei Servizi».
La lezione è quindi proseguita con un ampio confronto con i partecipanti che hanno rivolto numerose domande e si sono intrattenuti a lungo con il docente.

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