PRATO Estorsioni in provincia di Prato: nuovo arresto dei carabinieri, sequestrata una pistola pronta per l’uso. È finito in manette un insospettabile che custodiva un’arma per conto di tre arrestati che volevano regolare alcuni conti. Non si fermano le indagini dei militari del nucleo investigativo di Prato riguardanti le estorsioni che per anni degli imprenditori e commercianti pratesi avevano subito da alcuni componenti di una famiglia calabrese da tempo residente nella provincia toscana. Si tratta dei fratelli Silvano e Vincenzo Bartolo, entrambi pregiudicati, e di Bruno Bartolo, incensurati, arrestati dai carabinieri tra dicembre e gennaio scorso nell’ambito di un’inchiesta coordinata dai pm della Procura di Prato Laura Canovai e Valentina Cosci. Le investigazioni corredate anche da indagini tecniche e patrimoniali hanno infatti documentato come i tre fratelli residenti tra Poggio a Caiano e Carmignano, per un periodo di circa 8 anni e con minacce di ritorsioni alle loro vittime, siano riusciti ad estorcere centinaia di migliaia di euro utilizzati per sostenere le loro famiglie, ma anche per finanziare i propri vizi ed acquistare beni di lusso.
«Il gravissimo quadro probatorio» che ha portato i tre fratelli in carcere si è ulteriormente aggravato nei giorni scorsi. Sono infatti uscite allo scoperto altre analoghe vicende estorsive che li hanno visti protagonisti con un’altra vittima, ma soprattutto è stata identificata ed arrestata dai carabinieri una quarta persona, B.A, insospettabile incensurato, residente a Poggio a Caiano, il cui ambiguo comportamento non era sfuggito agli inquirenti durante le investigazioni. B.A. durante una perquisizione domiciliare, disposta dai magistrati pratesi, è stato trovato in possesso di una pistola semiautomatica clandestina che le indagini hanno dimostrato fosse illegalmente detenuta per conto di Vincenzo Bartolo. L’arma – di cui i militari conoscevano l’esistenza e che non avevano mai smesso di cercare – è stata trovata carica, pronta all’uso e munita di consistente munizionamento di scorta.
Ma non solo. Dalle indagini è emersa «la concreta e inquietante volontà» di Vincenzo Bartolo di utilizzare la pistola per regolare alcuni conti in sospeso. Proprio «tale pericolosa eventualità» ha spinto gli inquirenti ad accelerare le operazioni che hanno portato al suo arresto insieme al fratello Silvano. Il motivo per cui Vincenzo Bartolo aveva affidato la pistola a terzi si giustifica, secondo gli investigatori, «in quanto essendo il custode un insospettabile incensurato, difficilmente sarebbe stato controllato, mentre egli avrebbe potuto comunque disporre dell’arma quando voleva, ma senza rischiare una pericolosa e compromettente detenzione».
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