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Agroalimentare, Sbarra: «Urgente abbattere il cuneo fiscale»

MAIERATO «La globalizzazione dei mercati e le dinamiche di Impresa 4.0 mettono l’agroalimentare italiano di fronte a sfide ineludibili, sulle quali si misurerà la capacità di tenuta di un settore e…

Pubblicato il: 23/02/2018 – 14:36
Agroalimentare, Sbarra: «Urgente abbattere il cuneo fiscale»

MAIERATO «La globalizzazione dei mercati e le dinamiche di Impresa 4.0 mettono l’agroalimentare italiano di fronte a sfide ineludibili, sulle quali si misurerà la capacità di tenuta di un settore essenziale per la crescita e la coesione nazionale. Occorre agire su leve istituzionali, contrattuali e bilaterali per innovare il comparto su modelli che saldino produttività e tutela del lavoro, competitività e progresso sociale». Così Luigi Sbarra, segretario generale della Fai Cisl, intervenendo a Maierato a margine di un’iniziativa sulla produttività organizzata dall’azienda Callipo. «Le aziende vincenti – ha aggiunto il sindacalista – sono quelle che, come Callipo, investono su relazioni industriali costruttive, sulla crescita del capitale umano, sull’incremento delle competenze». 
Secondo Sbarra, «la valorizzazione di queste realtà passa anzitutto per una riduzione del carico impositivo su lavoro e impresa, con un abbattimento del cuneo fiscale per agevolare dinamiche di competizione. Riforma da affiancare a un grande investimento sulla formazione e l’aggiornamento delle competenze: obiettivo essenziale per elevare produttività ed efficienza, qualità di processo e di prodotto, e per saldare questi obiettivi a rilevanti traguardi salariali e normativi per i lavoratori».
Per il segretario nazionale della Cisl-Fai, il terzo asse su cui operare, specialmente nel Mezzogiorno, è la difesa della distintività e della tipicità, «con norme su tracciabilità ed etichettatura adeguatamente concertate con l’Europa e capaci di tutelare le nostre produzioni di eccellenza». 
«L’agenda agroalimentare per il 2018 – ha concluso Sbarra ­- deve reggersi infine sul rilancio di relazioni industriali responsabili, partecipative, vicine alle specificità del territorio, con il consolidamento della contrattazione di secondo livello e del sistema bilaterale, e accordi che ambiscano ad innalzare competitività e produttività, generando nuova ricchezza da redistribuire anche sui lavoratori».   

 

 

 

 

 

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