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«Andate a votare, ma poi controllate i politici eletti»

di Paolo Pollichieni

Pubblicato il: 23/02/2018 – 18:07
«Andate a votare, ma poi controllate i politici eletti»

CATANZARO S’avvicina l’ora delle elezioni. Da monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro e presidente della Cec, arriva un invito: non disertate le urne. Non sorprende, tale invito, quanti seguono il percorso che la chiesa calabrese ha intrapreso, spingendosi fino a mettere tra i “peccati di omissione” la mancata partecipazione alla vita sociale e politica della comunità. E tuttavia abbiamo ugualmente chiesto a monsignor Bertolone un’intervista che ci aiuti a comprendere meglio le ragioni del suo appello contro l’astensione dal voto.
Perché questo suo invito?
«Rispondo con le parole pronunciate da papa Francesco qualche settimana fa: “Prendersi cura della casa comune e dei suoi abitanti più vulnerabili vuol dire incamminarsi verso democrazie mature, partecipative, senza le piaghe della corruzione e le demagogie a buon mercato”. Ecco: le prossime elezioni rappresentano un’occasione per mettersi in cammino verso l’orizzonte tratteggiato dal Papa, soprattutto in un momento in cui la società dimostra una certa sfiducia nelle Istituzioni, sentimento che si avverte anche nelle nostre comunità. Per questo tutti, anche noi vescovi, non possiamo non riflettere sull’opportunità che i cittadini esercitino in modo consapevole il diritto-dovere del voto rifuggendo da pratiche perniciose quali il clientelismo ed il voto di scambio».
Cambiare pagina: lo si è detto tante volte. Che cosa manca per farlo per davvero?
«È indispensabile, ritengo, un’inversione di rotta sul piano culturale per combattere la rassegnazione che, specialmente nel Sud, non fa riconoscere i segnali autentici di speranza e cambiamento. Per questo non ci sono indicazioni di voto, ma una strada da indicare, soprattutto ai cattolici impegnati nelle formazioni politiche: il bene comune, nel solco della Dottrina sociale della Chiesa e dell’insegnamento di papa Francesco, che non manca mai di ricordare che la libertà, la giustizia, la solidarietà, l’uguaglianza, il rispetto della vita e la tutela della famiglia, dell’ambiente, del lavoro, debbono essere il patrimonio della storia presente e futura dell’umanità».
Vero e sacrosanto, ma è innegabile che fino ad oggi, per fortuna non sempre e non tutta, la politica, più che servire i calabresi, se ne sia servita…
«Per questo è lecito, anzi imprescindibile, che dalla politica i calabresi pretendano non diritti spacciati per favori, ma impegno responsabile per promuovere il bene comune a servizio della dignità della persona, allentando le tensioni nel tessuto sociale di questa terra povera ed impegnata in una lotta quotidiana contro il deficit di senso civico e comunitario per un avvenire che nulla deve spartire con il fatalismo ed il sentire culturale mafioso. Bisogna preparare le condizioni per un rinnovamento generale che favorisca e supporti l’azione pubblica nella lotta contro la corruzione e la criminalità mafiosa».
Che cosa possono e devono fare i cattolici impegnati in politica perché gli orizzonti che lei indica non restino solo nobili aspirazioni?
«I cattolici, e con essi tutte le persone di buona volontà,  sono chiamati ad impegnarsi responsabilmente nella difficile ricostruzione di una cultura della legalità secondo tre direttrici fondamentali: anzitutto recuperare il rapporto tra legge, etica e bene comune, perché l’esigenza della legge non sia messa in connessione soltanto con la tutela degli interessi privati, anche se legittimi; poi ricercare l’interdipendenza tra diritti e doveri, perché il vivere civile non sia interpretato a servizio soltanto dei diritti individuali, ma come spazio in cui la persona è chiamata a un’insostituibile opera di coedificazione sociale, infine promuovere ed agire secondo la cultura della partecipazione attiva, per sconfiggere i particolarismi identitari, il disamore per la partecipazione attiva e favorire il voto democratico».

Un po’ difficile come compito, non crede?
«Sono obiettivi ambiziosi, ma irrinunciabili. Come raggiungerli? C’è un’unica strada: l’esercizio del diritto-dovere del voto, il controllo sull’operato degli eletti, l’espressione di una scelta consapevole, informata e soprattutto libera. È questo l’invito che rivolgo a tutti ed a ciascuno. In modo particolare e con affetto paterno, lo rivolgo ai giovani che sono chiamati a votare: non demandate ad altri il vostro domani, ma siatene artefici e protagonisti».

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