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Reggio, arrestato l'infermiere “messaggero” del clan Iamonte

REGGIO CALABRIA Da infermiere del carcere di Reggio Calabria si sentiva sicuro, nessuno – pensava – lo avrebbe controllato. Per questo Pasquale Manganaro, 51 anni, per mesi ha fatto da tramite fra …

Pubblicato il: 23/02/2018 – 6:14
Reggio, arrestato l'infermiere “messaggero” del clan Iamonte

REGGIO CALABRIA Da infermiere del carcere di Reggio Calabria si sentiva sicuro, nessuno – pensava – lo avrebbe controllato. Per questo Pasquale Manganaro, 51 anni, per mesi ha fatto da tramite fra gli uomini del clan Iamonte detenuti nella città calabrese dello Stretto e gli affiliati rimasti fuori. A boss e gregari dietro le sbarre Manganaro recapitava regali, pacchi e messaggi mandati da parenti e gregari, mentre all’esterno portava messaggi, ordini e imbasciate. Lo ha scoperto la procura di Reggio Calabria, che per lui ha chiesto e ottenuto 51enne per associazione mafiosa e danneggiamento. Monitorandolo, i carabinieri del nucleo investigativo lo hanno infatti identificato anche come l’autore dell’incendio di una barca a scopo intimidatorio. Una prova – per chi su di lui stava investigando – della sua appartenenza al clan e cha ha corroborato il quadro emerso nei mesi in cui la sua attività in carcere è stata passata al setaccio. Dalle indagini, è emerso un vero e proprio sistema di “posta privata” che permetteva a boss e gregari di ricevere messaggi e oggetti dall’esterno senza controllo alcuno e potevano inviare ai parenti rimasti fuori messaggi e ordini. Un servizio – spiegano – messo in piedi per compiacere i vertici del clan, fra cui Remingo Iamonte, cui sarebbe strettamente legato. Il nome di Manganaro era già emerso nel corso dell’inchiesta “Ada”, che ha svelato l’asfissiante controllo dei Iamonte sull’amministrazione di Melito e ha portato alla condanna degli ex sindaci Giuseppe Iaria e Gesualdo Costantino. Quest’ultimo – è emerso dall’indagine – si è interessato personalmente dell’assunzione della moglie di Manganaro una cooperativa cittadina. Per gli investigatori, un tangibile segno di riconoscenza nei confronti dei soggetti affiliati alla cosca che ne avevano appena favorito l’elezione.

 

a. c.

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