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«Attanasio mi disse di arrestarlo così sarebbe stato al sicuro»

COSENZA Il processo all’imputato Luigi Galizia per il duplice omicidio di Edda Costabile e Ida Attanasio, uccise nel cimitero di San Lorenzo del Vallo nell’ottobre del 2016, sta per giungere alle b…

Pubblicato il: 26/02/2018 – 11:50
«Attanasio mi disse di arrestarlo così sarebbe stato al sicuro»

COSENZA Il processo all’imputato Luigi Galizia per il duplice omicidio di Edda Costabile e Ida Attanasio, uccise nel cimitero di San Lorenzo del Vallo nell’ottobre del 2016, sta per giungere alle battute finali. «Ci sono delle concrete possibilità che il mio assistito venga ascoltato alla fine del dibattimento». L’avvocato Cesare Badolato, che assiste Luigi Galizia insieme al collega Francesco Boccia, annuncia alla corte di Assise di Cosenza la volontà del suo assistito mentre vengono individuate le date per le prossime udienze.

LA CONFIDENZA ALL’AMICO Sul banco dei testimoni si è seduto Giovanni Antonio Palermo, sovraintendente della polizia stradale citato dagli avvocati di parte civile. «Conoscevo Francesco Attanasio (reo confesso dell’omicidio di Damiano Galizia, fratello di Luigi, nonché figlio e fratello delle due vittime) da almeno dieci anni. Scrivevo degli articoli per un suo giornale. Mi chiamò e mi disse di arrestarlo così avrebbe avuto una scusa plausibile per saltare un appuntamento». Dove si dovesse recare Francesco Attanasio quel giorno rimane un mistero, l’agente riferisce di non sapere nulla a riguardo, ma racconta come il suo amico di vecchia data fosse agitato il giorno che lo chiamò. «Ci incontravamo sporadicamente, quello che ha fatto è stato del tutto inusuale. Mi disse la zona dove abbiamo poi trovato le armi. Non mi indicò il garage specifico – racconta il sovraintendente – ma quando arrivammo lì riuscimmo a capire di quale si trattasse visto che era l’unico chiuso con un lucchetto». Francesco Attanasio, nonostante il rito abbreviato, è stato condannato alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di Damiano Galizia. Al pm che gli chiede come mai Francesco Attanasio gli fece la richiesta di fermarlo, l’agente ha risposto: «Non lo so, di botto mi ha detto “arrestami così starò al sicuro”».

LE ARMI Dell’intera e intricata vicenda è un momento chiave il ritrovamento di un grosso quantitativo di armi al complesso edilizio “il girasole” di Rende. L’ultimo testimone del pm Giuliana Rana è Giancarlo Gentile, commissario della squadra mobile, che riferisce dell’operazione di recupero delle armi. «Abbiamo avvertito la Dda di Catanzaro, individuato la proprietaria del garage e ricordo che Francesco Attanasio quando abbiamo trovato quell’arsenale era abbastanza agitato». Nel controesame il collegio difensivo ha chiesto chi si fosse occupato di visionare le telecamere di sorveglianza di un locale adiacente al garage ma il commissario ha riferito di non essere stato lui. Su altro però ha riferito con precisione. «Francesco Attanasio non lo conoscevamo, ma Damiano Galizia sì. Ritenevamo – spiega il commissario – che fosse vicino al gruppo criminale dei Presta anche in considerazione della parentela con Costanzo Scorza».

mi. pr.

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