COSENZA È il cugino del mammut africano. Più nello specifico è l’elephas antiquus, vissuto in Europa in un periodo che va dai 700mila ai 40mila anni fa. I resti di questo rarissimo esemplare, uno scheletro quasi intero, sono stati ritrovati proprio in Sila sulle sponde del lago Cecita, nel comune di Spezzano della Sila, nel Cosentino. E nei giorni la Soprintendenza ai beni archeologici di Cosenza-Catanzaro-Crotone, ha diffuso un video nel quale viene mostrato il lavoro di scavo e il recupero dei resti.
La scoperta è avvenuta a novembre, a causa della siccità della scorsa estate che ha provocato l’abbassamento del livello dell’acqua e la conseguente emersione di gran parte del fondale. «È stato un ritrovamento fortuito e casuale», ha specificato la professoressa Antonella Minelli dell’Università del Molise, dove saranno custoditi i resti ritrovati in Sila, e chiamata per effettuare il prelievo d’emergenza. «Il sopralluogo, voluto dalla soprintendenza della Calabria, inizialmente era indirizzato alla ricerca di altri reperti, di origine longobarda. Poi – spiega – l’emersione della scorsa estate ha facilitato il ritrovamento di questi reperti». Resti mandibolari e dentari e l’omero sono le parti che sono riemerse e che fanno ipotizzare l’enorme dimensione dell’esemplare. In particolare «la zanna di oltre tre metri rende quasi certa l’ipotesi che sia associabile all’elephas antiquus». «Mai prima d’ora un contesto simile ha portato alla luce resti di elefanti in una così perfetta connessione anatomica. Questo – prosegue la docente – fa presagire che l’animale sia morto per cause naturali. I nostri studi cercheranno di fare chiarezza su questo».
I resti saranno stati trasferiti nell’università del Molise dove, nel laboratorio di archeologia, saranno studiati e restaurati e poi restituiti al pubblico. E se qualche mese fa in molti si chiedevano se quello sulle sponde del lago Cecita fosse un vero e proprio tesoro, adesso iniziano ad arrivare le prime conferme.
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