CATANZARO Innovazione e ricerca. In una parola start up. Dall’informatica al medicale, dal sociale all’agricoltura e al commercio, sono 188 ad oggi (dati monitoraggio continuo Aster-Emilia Romagna) le aziende che, dal Pollino allo Stretto, rientrano in questo status economico-produttivo. A livello territoriale il maggior numero di start up, 81, risultano allocate in provincia di Cosenza. Dietro si posizionano le province di Reggio a quota 51 e, a seguire, quelle di Catanzaro (44), Vibo (6) e Crotone (4). A fare la parte del leone è la realtà di Rende dove, grazie alla presenza dell’università della Calabria, come dimostrano anche casi recenti (tra i tanti quello della “Ry GoldZip” cui si deve un’innovativa crema per la cura delle ulcere da diabete a base di cipolla rossa di Tropea e olio di oliva), si concentra il numero più alto di aziende ad alto tasso di innovazione. La maggiore concentrazione di attività, pari all’83,2%, riguarda il settore dei servizi, seguito a lunga distanza dall’industria (11%) e dal commercio 3,8%. Agricoltura e pesca si fermano all’1,6%, mentre il settore turistico non va oltre lo 0,5%. Start up in Calabria, anche per ragioni comprensibili (e che potrebbero e dovrebbero essere incentivate se davvero si ha in animo di arrestare la fuga di cervelli), fa rima con presenza giovanile: ammontano a 44 le realtà produttive calabresi messe in piedi da under 35; 29 sono poi quelle con una compagine societaria a prevalenza femminile, mentre solo quattro appartengono a cittadini stranieri. Lo stato giuridico più utilizzato dagli startupper calabresi è di gran lunga la società a responsabilità limitata (srl), che identifica ben il 95,21% delle aziende. Solo il 4,26% riguarda le cooperative, mentre le società per azioni sono appena lo 0,53% del totale. Nell’ambito delle attività sono 24 i brevetti ideati e validati all’interno delle start up calabresi con una prevalenza per il cosentino (9). Nel reggino, invece, ne sono stati registrati 7 e a Catanzaro (6). Un brevetto a testa per le province di Vibo e Crotone. A livello di occupazione si parla di aziende – molto spesso aperte ai mercati non solo nazionali ma anche europei e non solo, soprattutto nel settore dei servizi – con una media di quattro dipendenti. In fatto di capitalizzazione, inoltre, quasi 8 start up su dieci hanno un valore che arriva fino a 10 mila euro; il 15% va da 10 a 100 mila, mentre il 2% del totale si colloca tra i 100 mila e i 500 mila euro. Solo l’l1% supera il mezzo milione di euro.
Clemente Angotti
Ansa
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