CATANZARO A volte le lamentele della politica contro la burocrazia non sono soltanto un tentativo di chiamarsi fuori da ritardi e lentezze. In alcuni casi, errori e inerzie si pagano cari e finiscono per incidere sul bilancio regionale. In provincia di Cosenza, ad esempio, l’impasse ingiustificata di una pratica è finita per costare alla Regione circa 1,5 milioni di euro. Colpa – lo ha stabilito il Tar – del «ritardo nell’autorizzazione della costruzione di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica». È successo all’azienda “Serragiumenta Agricola” che, per rendere più green (e più conveniente) la gestione energetica aveva deciso di ricorrere all’energia solare. Una scelta per l’ambiente, supportata da incentivi che, spesso, la stessa Regione ha “sponsorizzato”. Un conto è, però, la teoria, altro la pratica che finisce per scontrarsi con scartoffie e autorizzazioni che non arrivano.
Nel caso dello scontro tra l’amministrazione regionale e la ditta del Cosentino, i ritardi sono doppi. Prima non è arrivato l’ok per l’impianto, poi la Regione ha pensato bene di non eseguire la prima sentenza del Tribunale amministrativo regionale (che risale al 20 aprile 2016 e chiedeva alla Cittadella di proporre a “Serragiumenta Agricola” «una somma a risarcimento del danno»).
È per questo che si è arrivati a una nuova decisione dei giudici. A questo punto ci sarebbe anche una terza mancanza: la Regione, infatti, non si è neppure costituita, lasciando il campo libero ai calcoli forniti dalla ditta («della correttezza dei quali non vi è ragione di dubitare», riportano i magistrati). Nel disinteresse triplo (per l’autorizzazione, per la prima sentenza e per il secondo giudizio) della burocrazia, è arrivata la mazzata: «Il danno – si legge nella sentenza – va dunque stimato nella misura di 73.942 euro per anno per venti anni dalla data di definitivo avvio all’esercizio dell’impianto, il 28 aprile 2011, e quindi in 1 milione 478mila euro». Una cifra non da poco, da liquidare entro 60 giorni dalla sentenza (datata 13 novembre 2017). Per fortuna (della Regione) la stessa azienda le ha concesso uno “sconto”, riducendo il proprio credito a 1 milione 371mila euro. Comunque un’enormità, se si pensa che è stata originata da un ritardo. Il conto da pagare per non aver messo una firma può essere davvero salato.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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