Non aiutarono i Mancuso, assolti gli ex vertici della Mobile di Vibo

VIBO VALENTIA Assolti dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, perché il fatto non sussiste, l’ex dirigente della Squadra mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento e il suo vice Emanuele Rodonò, che erano accusati di avere agevolato il clan Mancuso attraverso i contatti che avevano con l’avvocato Antonio Galati, legale di alcuni degli esponenti di spicco della cosca Mancuso di Limbadi. Galati è stato invece condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione con reato riqualificato da associazione mafiosa a concorso esterno. Rodonò è stato poi condannato a un anno, con sospensione condizionale della pena, per rivelazione di segreto istruttorio.
Si chiude così il primo grado di giudizio, davanti al tribunale collegiale di Vibo, del processo “Purgatorio” nato dall’operazione interforze di Questura e Ros, coordinata dalla Dda di Catanzaro (titolari dell’inchiesta erano i pm Giuseppe Borrelli e Simona Rossi) ed eseguita il 25 febbraio del 2014. Secondo le attività investigative della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, i due funzionari della polizia avrebbero avuto rapporti con l’avvocato Galati, legale di alcuni degli esponenti di spicco della cosca Mancuso di Limbadi, al quale avrebbero fornito informazioni su indagini in corso. In corso di requisitoria il pm Annamaria Frustaci aveva chiesto 7 anni e 8 mesi di reclusione per Galati, 6 anni per Lento e 6 anni e 6 mesi per Rodonò. Nel processo erano costituite parte civile la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell`Interno, il Comune di Limbadi e la Regione Calabria. Nel collegio difensivo gli avvocati Maurizio Nucci, Sergio Rotundo, Armando Veneto, Guido Contestabile e Rita Fenio.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it