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«I giovani votino per il proprio futuro»

Ha ragione monsignor Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro e presidente della Cec, nella sua intervista esclusiva pubblicata dalle colonne di questo giornale. Pienamente condivisibile la sua…

Pubblicato il: 01/03/2018 – 16:11
«I giovani votino per il proprio futuro»
«I giovani votino per il proprio futuro»

Ha ragione monsignor Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro e presidente della Cec, nella sua intervista esclusiva pubblicata dalle colonne di questo giornale. Pienamente condivisibile la sua analisi per due ordini di motivi: il primo, quello di non disertare le urne ma di esercitare in modo libero e consapevole il proprio diritto-dovere di voto; il secondo, un invito ai giovani a non delegare ai soliti ma ad essere artefici del proprio futuro. Sarò di parte (in quanto giovane come tanti altri miei coetanei) ma è proprio su quest’ultimo invito che è necessario aprire un’attenta riflessione.
Del resto sono tanti, troppi i ragazzi calabresi (e italiani) costretti ad emigrare, non per volere ma per necessità o, peggio ancora, disposti a barattare il proprio voto per le solite promesse elettorali. Un sistema, questo, del passato ma, ancora attuale (ahinoi!), a causa della crescente disoccupazione giovanile che attanaglia le nostre generazioni. Uno stato di cose non più accettabile, che evidenzia la frattura tra cittadino e rappresentate politico, ad esclusivo vantaggio dell’antipolitica e dell’astensionismo.
In altre parole le prossima consultazione elettorale, pur se nell’incertezza generale, potrebbe rappresentare quello spartiacque tra vecchia classe politica e nuova, con cui avviare il normale confronto funzionale a quella staffetta generazionale non più prorogabile e pretesa in ogni settore da entrambe le parti. Per dirla in altro modo i giovani hanno davanti a sé l’opportunità di cambiare (in meglio) il proprio futuro; ciò poiché è il momento giusto di far sentire la freschezza e l’innovazione delle proprie idee oltreché la capacità di mettersi in gioco.
Di fatto le elezioni del prossimo 4 marzo rappresenterebbero, secondo il mio modesto parere, quell’occasione irripetibile a cui le nuove generazione dovranno rispondere presente: grazie al voto libero (e informato) degli stessi si attiverebbe quel duplice processo di contaminazione e avvicendamento tra esperienze passate e nuova classe dirigente a cui non è più possibile sfuggire. Ciò perché lo chiedono i continui mutamenti a cui siamo sottoposti giornalmente, lo chiede l’innovazione tecnologica diventata parte integrante del nostro vivere quotidiano, lo chiede un nuovo modo di gestire la cosa pubblica. Proprio così una nuova cultura gestionale, non più esercitabile da una classe politica che ha governato l’Italia per troppo tempo, in cui attivare un patto generazionale tra esperienza attuale e futura in un’ottica di accompagnamento e formazione delle nuove leve politico-amministrative.
Per questo le nuove generazioni dovranno dimostrare di possedere la giusta maturità elettorale e, proprio come ha detto monsignor Bertolone, esprimere in modo libero e informato il proprio diritto-dovere di voto ovvero iniziare ad essere artefici del proprio futuro. Solo così si attiveranno quei normali processi di rinnovamento in cui i giovani saranno i protagonisti indiscussi del cambiamento.

*specializzando PA

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