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Da Catanzaro una lezione di democrazia

Arriva da Catanzaro una lezione di democrazia ad una classe dirigente apatica. Proviene dagli studenti del Liceo Scientifico “Luigi Siciliani” i quali hanno dato vita ad una assemblea cittadina sui…

Pubblicato il: 02/03/2018 – 15:11
Da Catanzaro una lezione di democrazia
Il liceo scientifico

Arriva da Catanzaro una lezione di democrazia ad una classe dirigente apatica. Proviene dagli studenti del Liceo Scientifico “Luigi Siciliani” i quali hanno dato vita ad una assemblea cittadina sui temi dell’antifascismo e sui valori della Resistenza, intendendo così stigmatizzare l’aggressione subita nei giorni scorsi da due loro colleghi “rei” di avere strappato un manifesto dalle mura esterne della loro scuola di propaganda neofascista. Gli aggressori sono stati giovani militanti della destra estrema. Perché la manifestazione fosse più pregnante di significati gli studenti hanno utilizzato la sala per le conferenze di Palazzo De Nobili, sede del Comune, dunque massimo luogo di rappresentatività. E’ stata una risposta civile ad un gesto di barbarie per il quale è auspicabile che, crescendo, i due aggressori possano ravvedersi.
Nonostante la notizia fosse stata riportata dai giornali locali con il dovuto rilievo, si è avuta l’impressione che fosse scivolata sulle spalle dei catanzaresi i quali continuano ad essere attratti del proprio orticello; il che contribuisce a spiegare le ragioni del perché Catanzaro versa in una condizione arretrata rispetto alle altre città capoluogo. I politici che conoscono bene usi, costumi e i concittadini, tranne alcuni casi sporadici, hanno finto di non aver letto la notizia. Studenti, movimenti, associazioni e lavoratori, però, glielo hanno ricordato al grido di “basta aggressioni fasciste” con il quale è stata aperta la manifestazione. Quell’assemblea ha avuto il merito che va oltre la solidarietà data ai due liceali aggrediti; quel raduno nel Palazzo di Città ha dato un senso compiuto alla libertà di coscienza la cui genesi affonda nello stoicismo greco-romano che considerava la coscienza parente stretta del potere di scelta morale. E ciò ha consentito al collettivo studentesco di ribadire che “il fascismo non è un’opinione ma un crimine e che l’antifascismo deve perpetuare ad esistere lungo le strade, nelle piazze e non solo nelle occasionali assemblee”.
Certo è che quanto accaduto a Catanzaro non rappresenta un episodio isolato in quanto anche in altre città italiane e in altri paesi europei accadono fatti del genere. Segno che il fascismo non è un fenomeno che appartiene al passato, ma che deve essere considerato vivo e vegeto nella mente di alcuni proprio perché non condividono i valori liberali della democrazia, ma si basano sul nazionalismo. Un segno del tempo che sta a testimoniare che il fascismo non è stato mai seppellito.
Già subito dopo la seconda guerra mondiale, con il Paese che tentava di rinascere, la storia racconta che ne fu tentata la riorganizzazione con il “Fronte dell’uomo qualunque”. Poi si fece avanti Giorgio Almirante, persona dall’intelligenza viva e politico di razza, che fondò un partito solido (il “Movimento Sociale Italiano”) ma senza il sufficiente consenso. Seguirono una serie di altri tentativi tutti nati da una costola del MSI: ma, da Ordine Nuovo a Ordine Nero, dalla Rosa dei Venti alla Fenice, fino ai Nuclei armati rivoluzionari, nessuno di essi riuscì ad attecchire perché forgiati per la violenza, l’eversione e il terrorismo, piuttosto che per la politica. Era il periodo della cosiddetta “strategia della tensione”.
Successivamente nacque Forza Italia e Noberto Bobbio lo definì “partito eversivo” perché, secondo lui, era simile al partito fascista. Ciò accadeva prima della trasformazione in “Popolo della Libertà”. Altri intellettuali trovarono anche un filo conduttore tra il “PdL” e il Partito fascista ma questa volta a causa dello “smisurato culto del capo”. Così come sono state diverse le congetture fatte circa una rispondenza tra il partito di Berlusconi e i nostalgici del passato. Sarà stata anche una coincidenza ma a Catanzaro, per esempio, in un volantino elettorale del candidato alla Camera nel collegio Catanzaro-Lamezia Terme, Domenico Tallini sbandierava lo slogan: “Le mie radici, la mia gente”. E le radici di Tallini, come è noto, hanno attecchito e si sono sviluppate dentro il Movimento Sociale Italiano di Almirante.
Tutto questo accade nonostante l’ordinamento del nostro Paese preveda che l’antifascismo sia un valore condiviso ed elemento fondante della Costituzione nata dalla Resistenza. Ciò che fa male all’Italia e all’Europa è la pulsione di fascismo presente, nonostante sia illegale. La legge, infatti, ne vieta non solo la ricostituzione, ma anche l’esaltazione. E afferma anche che il vero protagonista della Costituzione è la persona, l’individuo titolare di diritti politici, sociali, economici e degli stessi diritti umani proclamati nella Dichiarazione Universale del 1948. Costituzione della Repubblica Italiana e Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, infatti, sono figlie di un passaggio storico di capitale importanza: la vittoria della democrazia sulla dittatura.
Dunque la norma c’è ma spesso rimane inapplicata. Ciò lascia spazio alla considerazione che lo squadrismo non è stato completamente debellato. E nel nostro Paese, per usare un termine in voga nel ventennio, “dalle Alpi alle Piramidi” accadono più di frequente aggressioni condotte con la tipica azione della spedizione punitiva; metodi spettacolari come quello fatto ai danni dei due studenti di Catanzaro, che servono ad impaurire gli avversari.
Oggi è la pulsione di fascismo che fa male al Paese e alla società con l’aggravante che non ci sono più quegli intellettuali controvento che c’erano negli anni ’60 e ’70.

*giornalista

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