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Un voto non al buio

«Tu sei una persona intelligente. Perché non vieni con noi tra i Cinque stelle?». Così mi è stato detto da un amico che avrebbe voluto convincermi a mollare Renzi e passare a Grillo (?) e Di Maio. …

Pubblicato il: 02/03/2018 – 10:18
Un voto non al buio
Un voto non al buio

«Tu sei una persona intelligente. Perché non vieni con noi tra i Cinque stelle?». Così mi è stato detto da un amico che avrebbe voluto convincermi a mollare Renzi e passare a Grillo (?) e Di Maio. Gli ho risposto: «Perché… non mi fido di chi non ha ancora esperienza: al buio, si gioca al poker. Non al governo! È così? Penso di sì. Almeno dal mio punto di vista, che potrebbe non essere maggioritario. I punti di vista esistono perché sono tali, non perché debbano godere della maggioranza dei cittadini e, in questo momento, degli elettori. E dovrei passare tra e con chi? Con quanti – è stato ben messo in evidenza – postavano – in parte- falsi bonifici e si tenevano falsi stipendi? Certo che no.
Perché non è questo il problema, almeno non il solo problema. I grillini hanno dimostrato, ove ce ne fosse stato bisogno, che sono come tutti gli altri. “I parlamentari del bonifico sbianchettato”, hanno plasticamente evidenziato di aver fatto venir meno qualcosa di più prezioso delle stesse risorse dello Stato, la fiducia e la sacrosanta speranza che non tutti siamo uguali, hanno fatto venir meno il patto che loro stessi avevano stabilito con l’elettorato, con regole e condizioni che loro stessi avevano stabilito. A rilevarlo, in maniera del tutto inattesa, visto quanto sostiene ogni giorno, il direttore dell’Espresso Marco Damilano, che, in ogni momento è impegnato a menare addosso, in particolare, a Matteo Renzi ed al Pd. Damilano, figlio di un autorevole giornalista della Rai, Andrea, dc doc,di recente, ha centrato l’obiettivo.
Quando si sostiene che i Cinque stelle hanno sottratto ben poca cosa rispetto ai grandi partiti tradizionali, non è vero. Perché non è questione di cifre. Chi è infedele nel poco, lo sarà nel molto. Il sacro Vangelo, con Luca, ce lo ha detto. E non oggi, evidentemente. Ma c’è di più. Che partito o, come preferiscono dire,sbagliando, i capi di questo Movimento, può essere questa sommatoria di “gente-contro” che non ha un vero progetto, che non ha radicamento nella società? Che è tenuto insieme dal collante dell’opportunismo, per grande demerito degli altri, dal voler essere, a tutti costi, i fustigatori di una classe politica che non ha ben meritato? Un partito-movimento che è unito dalla considerazione, affatto secondaria , che non è stato fatto nulla, nulla di nulla, o quasi, per esempio, per i giovani disoccupati e per il Sud. Proprio nulla. Non occorre ripetersi, lo sappiamo tutti e molto bene. Soprattutto quanti, ancora, siamo costretti a mantenere i figli a quasi dieci anni dalla laurea. Ultratrentenni che ancora dipendono dai genitori! Assurdo, ma è così. È sufficiente questo per dare vita ad un partito? Non credo. Chi non è più giovane ricorderà l’esperienza di Giannini (non il tronfio so-tutto-io-giornalista di Repubblica) e del suo movimento “l’Uomo qualunque). Ebbene, dopo un breve ed aspettato exploit, si è dissolto come neve al sole! E cosi, prevedo,potrebbe accadere per la Di Maio company. Si polverizzerà, qualche giorno dopo le elezioni. Appannato il mito dell’onestà, il movimento appare «squassato da questioni fondamentali per la credibilità politica», ha scritto Susanna Turco. E non è la casa di Di Maio al Colosseo o lo studio in Via Veneto o le incredibili cifre per i rimborsi o le spese per gli “eventi sul territorio”, o i due fotografi-professionisti che seguono il capo politico passo passo per filmare gli attimi migliori della sua possibile(?) ascesa. Né il fatto che sia stato studente di Ingegneria, prima e di Giurisprudenza dopo e che non abbia mai conseguito una laurea,che abbia raccolto 59 voti alle comunali di Pomigliano d’Arco, e 189 alle parlamentarie, né che sia strumento nelle mani della Casaleggio (ma che ruolo ha, cosa fa?mai capito bene). No, non è questo. Ci mancherebbe. Sono in molti, in tutti i partiti, a non avere un titolo di studio e a sbagliare i congiuntivi. Non che non ci possa stare, ma c’è altro, a parere dello psicoterapeuta Massimo Recalcati che su Repubblica si è posto qualche domanda. “ Come può un soggetto che non ha maturato nella sua vita competenze specifiche, che non ha mai lavorato in una istituzione (ha fatto lo steward), che non ha mai avuto incarichi di governo di una azienda o di una città, essere candidato alla guida di un Paese che ha sessanta milioni di abitanti?” Come può aver accettato questa candidatura, questa investitura? «Non è solo – e non è poco- l’incompetenza tecnica,ma il fatto che abbia accettato un incarico di questa rilevanza, senza sapere cosa significhi governare la cosa pubblica!», si è chiesto lo psicoanalista Recalcati, e non solo lui. Ma c’è di più, a giudizio dello stesso psicoterapeuta: «È l’assenza di consapevolezza dei propri limiti che fa tremare i polsi». È così. Almeno, credo. Che poi, ci siano alcuni esponenti capaci, che hanno saputo approfittare della possibilità di raggiungere la vetta del Parlamento, è un’altra cosa. E ci sta. C’è da dire,però, che i grandi immensi torti di quanti, nella maggioranza di oggi, non hanno mai fatto appieno il loro dovere quello di pensare soprattutto ai giovani – un peccato questo che grida vedetta al cospetto di Dio- hanno favorito la crescita del genere grillino. Mal che vada si vota contro il male maggiore o, come si diceva un tempo,per il male minore, che, a mio sommesso parere, è il Pd con Renzi. Mai al buio, anche per non piangere dopo.

*giornalista

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