I recenti dati sulla crescita economica in Italia raccontano di una Nazione spaccata in due. Raccontano di un Nord che viaggia ad una crescita “cinese” del 6-7% ed un Sud con una crescita “stagnante”. Allora viene da chiedersi il perché di questa cronica impossibilità da parte del Sud di rialzarsi e uscire da una depressione economica, istituzionale, culturale che oramai può essere definita storica. La storia racconta un Sud diverso, basta muoversi per tutta l’Italia per riscontrare che l’emigrazione meridionale ha regalato l’opportunità al Nord di utilizzare al meglio le poliedriche capacità di quelle intellighenzie, costrette a lasciare le proprie terre. Addirittura lo stesso Sud è diviso in più aree diverse, c’è un Sud come la Puglia, che si muove e si attiva per cercare di colmare il gap organizzativo ed imprenditoriale con il Nord e c’è il Sud del Sud come la Calabria, che invece sembra impantanata ed immobile nella sua crisi. Il territorio crotonese esprime da anni una depressione ancora più spinta rispetto al resto della Calabria e nel cittadino crotonese serpeggia da tempo oramai un atteggiamento autolesionistico, che si contrappone al bisogno di rimboccarsi le maniche per difendere i propri diritti. Eppure chiunque venga ospite in Calabria riscopre una regione meravigliosa piena di opportunità. Quello di cui si sente mancare di più è lo spirito di gruppo, il sostegno da parte di tutti ad una impresa di successo, che a sua volta può far da volano ad altre iniziative. La cultura demolitiva del sospetto è il freno più ostico alla crescita. Leggo in questi giorni di una polemica sterile su sanità pubblica o privata accreditata a Crotone. In una regione che ha 300.000.000 di euro di mobilità passiva, in cui mancano i livelli minimi di assistenza, soffocata da inverosimili ed interminabili liste di attesa, c’è un assoluta necessità di una crescita dell’offerta sanitaria, che sia pubblica o privata accreditata, l’importante è che sia di qualità. Oggi specialmente in Calabria la qualità è spesso autocertificata. Invece bisogna ricercare i criteri oggettivi di certificazione della qualità, anzi se è possibile farsi certificare da enti terzi, che monitorano i livelli di sicurezza in cui vengono erogate le prestazioni, arrivando al controllo e alla valutazione dei curricula dei professionisti, della dotazione tecnologica, della qualità organizzativa, dell’igiene ed del decoro dei locali utilizzati. Ciò che fa davvero la differenza è la concorrenza, la disponibilità di offerta. In Lombardia gli ospedali più ricettivi, quelli che hanno reso la Lombardia la regione con maggiore mobilità attiva d’Italia, sono ospedali privati accreditati come lo IEO, l’Humanitas, il San Raffaele etc, ebbene questi ospedali competono nel mettere a disposizione dell’utente il miglior professionista o la migliore tecnologia possibile. L’utente lombardo d’altro canto (ma anche il paziente calabrese migrante) non fa distinzione tra enti pubblici o accreditati, pretende solo un servizio sanitario impeccabile; gli sforzi di questi istituti sono pertanto incentrati a fare di tutto per offrirlo. È importante perciò informare la popolazione sugli sforzi che si stanno iniziando a sostenere per migliore la qualità dell’offerta sanitaria sul territorio. Infatti presto sarà attivo presso il Marrelli Hospital un servizio all’avanguardia di telemedicina, che permetterà agli esami radiologici effettuati in loco, di essere visionati da parte di alcuni dei migliori specialisti del settore operanti sul territorio nazionale. Gli stessi specialisti, prima di accettare l’incarico hanno voluto supervisionare le attrezzature in dotazione al Marrelli e solo dopo averne accertato il livello qualitativo del tutto sovrapponibile a quello utilizzato nei loro istituti, hanno dato la loro disponibilità al progetto. Stessa procedura è avvenuta per il nuovo centro di radioterapia oncologica ad alta tecnologia e per l’ambulatorio di neuro oncologia che sono di prossima apertura. Tutti questi progetti vedranno il coinvolgimento di cattedratici e professionisti che operano in Istituti di riferimento nazionale come il Policlinico Gemelli, l’Università La Sapienza di Roma, l’ospedale Fatebenefratelli e l’istituto di carattere scientifico Neuromed. L’assoluta novità di questo progetto consta nel tentativo di creare una piattaforma tecnologica ed industriale che permetta il rientro dei giovani professionisti Calabresi che si stanno mettendo in mostra in altre sedi nazionali ed internazionali. Oltre alla supervisione dei docenti, questo progetto prevede infatti l’integrazione di professionisti Calabresi e Crotonesi che lavoreranno stabilmente al progetto Marrelli e che saranno una importante risorsa per tutto il territorio. Questa piattaforma ha come obiettivo quello di eliminare la principale causa del depauperamento territoriale, la fuga delle nostre migliori professionalità, offendo loro le stesse opportunità di crescita in termini di sviluppo tecnologico che avrebbero avuto altrove. Certo gli sforzi di questi istituti devono essere sostenuti anche da una classe politica illuminata, tuttavia è la popolazione che in primis deve difendere il suo diritto di scelta, indirizzato ad ottenere una sanità di qualità nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale, a prescindere che questa venga erogata da un presidio pubblico o privato accreditato.
*Direttore Medico del Centro di Radioterapia ad Alta Specializzazione, responsabile della Radioterapia Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma e responsabile scientifico Centro di Radioterapia del Marrelli Hospital di Crotone
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