Partiamo da un presupposto. Il responso elettorale della scorsa settimana, al di là di vincitori e vinti, ha evidenziato un incontrovertibile dato politico: gli elettori chiedono una nuova stagione politica che sia capace di trovare soluzione ai propri bisogni, non più prorogabili. Di fatto gli elettori, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, si sono espressi favorevolmente nei confronti di una proposta politica (5stelle), alternativa al sistema delle false promesse e della malagestio, che per troppo tempo ha governato (male) l’Italia e, in particolare, il Sud del Paese. Una classe politica, quella sconfitta, che non è stata capace di adeguarsi (ahinoi!) alle esigenze di trasparenza, solidarietà, ascolto e azione richiesti a gran voce dalla collettività. In altre parole uno stato di cose non più accettabile dai cittadini preoccupati dal disagio sociale e dall’assenza di occupazione, da un fisco sempre più asfissiante e da una burocrazia lenta, dall’assenza di sicurezza etc.
Per dirla in altro modo, un agire politico-amministrativo ormai superato e a cui gli elettori hanno inteso dire basta. Un nuovo panorama politico nazionale, specchio di disuguaglianze sociali e povertà diffusa oltreché di sfiducia nei confronti dei partiti tradizionali, di cui tener conto e per cui aprire la normale riflessione funzionale a riacquistare il consenso perduto. Del resto è quanto mai necessario interrogarsi sui perché della sconfitta dimostrando di possedere la giusta maturità e umiltà, ormai perduta, evitando gli alibi a cui per troppo tempo siamo stati abituati. Innanzitutto dando la possibilità ai vincitori di esprimere le loro effettive capacità ovvero favorendo il giusto confronto, in un’ottica di leale collaborazione, preliminare alla formazione del governo; inoltre avviando l’autoanalisi interna (per gli sconfitti) propedeutica a definire una nuova proposta politica, capace di ascoltare le esigenze provenienti dai territori. Non è pensabile, infatti, minimizzare la maturità elettorale dimostrata dai cittadini (soprattutto del Sud) attraverso fantasiose colpe da attribuire al reddito di cittadinanza proposto dai pentastellati. Si dimostri, al contrario, la capacità di dar torto a sé stessi ripartendo da una vera discussione che riguardi le regioni del mezzogiorno; proposte concrete, da attuare nel più breve tempo possibile, che riguardino la lotta alla disoccupazione, una burocrazia più efficace ed efficiente, investimenti infrastrutturali e una salute di qualità.
Ad esempio si potrebbe avviare uno straordinario sblocco del turn-over nelle pubbliche amministrazioni del Sud; in tal modo si garantirebbe nuova occupazione per i giovani e sostegno degli stessi ai processi della PA, sempre più orientati alla digitalizzazione e allo snellimento burocratico (quando si dice “prendere due piccioni con una fava”). Oltre a ciò programmare e destinare risorse concrete e immediatamente spendibili per le infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali, utili a migliorare la sicurezza e la rapidità dei collegamenti. Del resto solo con una burocrazia moderna ed efficiente e reti di trasporto sicure e veloci, oltreché attraverso la lotta alla criminalità organizzata, si garantirebbero quelle condizioni funzionali ad attrarre nuovi investimenti.
In altre parole soltanto chi sarà capace di intercettare i crescenti bisogni della collettività dimostrerà di possedere quella nuova cultura politico-amministrativa richiesta dai cittadini/elettori attraverso il voto.
*Specializzando PA
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