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Il Pd espelle De Nisi. Che non ha la tessera «da due anni»

L’ex presidente della Provincia di Vibo rompe il silenzio dopo le rivelazioni del Corriere sulla fatwa post-voto: «Ho incontrato Mangialavori a Roma e l’ho salutato per pura cortesia. I fedelissimi…

Pubblicato il: 28/03/2018 – 12:40
Il Pd espelle De Nisi. Che non ha la tessera «da due anni»

VIBO VALENTIA Dal ridicolo al grottesco il passo è breve e, a quanto pare, il Pd vibonese sta mettendo parecchio impegno per colmare tale distanza. Come anticipato di recente dal Corriere della Calabria (qui e qui), il risultato delle elezioni politiche (nel collegio uninominale Vibo-Soverato l’ha spuntata il centrodestra con Wanda Ferro) e la mancata rielezione alla Camera di Bruno Censore hanno dato la stura a un campionario di veleni e accuse incrociate degno di una telenovela sudamericana.
LE FOTO INCRIMINATE Il pretesto per la vendetta degli sconfitti si è materializzato con la diffusione sui social network di alcune foto che ritraevano Michele Soriano e Francesco De Nisi in compagnia del neo senatore forzista Giuseppe Mangialavori e della neo deputata Ferro (FdI). De Nisi (ex presidente della Provincia) e Soriano (già componente della direzione regionale dem) sono dunque stati accusati di “tradimento” e di intelligenza col “nemico” di centrodestra, così nei loro confronti la Commissione di garanzia del partito ha avviato un procedimento disciplinare. E se Soriano ha risposto affermando che «a Vibo i vinti pretendono di attuare vendette», ora anche De Nisi rompe il silenzio spiegando che in realtà lui non è iscritto al Pd da almeno due anni.
L’INCONTRO ROMANO CON MANGIALAVORI «I dirigenti del Partito democratico vibonese – sostiene l’ex presidente della Provincia – non si accorgono evidentemente di sfiorare il ridicolo con alcune loro recenti prese di posizione. Esse infatti, oltre ad essere palesemente strumentali (si tenta disperatamente di nascondere le proprie responsabilità in merito all’ultima a débâcle elettorale), sono letteralmente basate sul nulla. Mi riferisco all’affermata volontà, variamente ribadita sulla stampa a cominciare dal segretario provinciale Insardà, di espellere dal partito il sottoscritto con l’accusa di aver remato contro, Per costoro infatti la perdita del collegio, con la sonora sconfitta dell’ormai ex on. Censore, è tutta da addebitarsi a mie presunte responsabilità, e cioè al mio presunto disimpegno elettorale. Il tutto sulla base di una foto, nella quale sono ritratto insieme al candidato del centrodestra, oggi sen. Giuseppe Mangialavori, riguardo alla quale devo sottolineare che si trattava di un gesto di pura cortesia personale: l’ho incontrato per strada a Roma e, da persona educata quale sono, ho ritenuto giusto salutare un vibonese come me. Lasciando comunque tale circostanza alle meschine malignità di chi ne ha voluto fare la “pietra dello scandalo”, faccio notare ai dirigenti del Pd che si espelle dal partito qualcuno che ad esso sia iscritto».
«NON SONO ISCRITTO AL PD DA DUE ANNI» De Nisi dunque ricorda «al distratto segretario provinciale Insardà e ai suoi sodali» di non essere più iscritto al Pd da oltre due anni: «Non ho più rinnovato la tessera dopo il congresso balneare del luglio 2016, un congresso senza regole, convocato e celebrato nel giro di una decina di giorni: prima venne selezionato il tesseramento, da cui vennero esclusi buona parte degli iscritti della provincia ritenuti non “omogenei” al gruppo dirigente che fa capo all’ex onorevole Censore, e poi venne eletto un segretario precostituito (Insardà appunto). Dopo quel congresso-farsa tanti militanti e simpatizzanti soprattutto della provincia, ed io tra loro, non hanno rinnovato la tessera. Evidentemente Insardà non si è accorto che da due anni non ho più partecipato, né sono stato invitato perché non iscritto, ad alcun evento o iniziativa del partito». Ma c’è di più. De Nisi infatti sottolinea «l’involontaria comicità di una commissione di garanzia del Pd presieduta da tale Rizzo Sergio, che da consigliere provinciale eletto a suo tempo nelle fila del Pd ha cambiato cinque volte partito nell’arco di una consiliatura. E che, soprattutto, alle ultime elezioni non ha nemmeno votato Pd ma ha supportato la lista “Insieme” dell’allora ministra Lorenzin».
LA FATWA CONTRO «UN TEMUTO CONCORRENTE» Insomma, la fatwa contro Soriano e De Nisi sarebbe, secondo quest’ultimo, dovuta «alla volontà di emarginare sempre più un possibile (e da loro temuto) concorrente», ma servirebbe anche a «nascondere le precise responsabilità dell’attuale gruppo dirigente del Pd al quale, invece, va addebitata per intero la débâcle del partito e di Censore». «Analizzando i dati elettorali, si vede infatti che Censore, deputato uscente, è stato sconfitto – prosegue De Nisi – proprio nella sua roccaforte serrese, e altrettanto è avvenuto per il suo aspirante delfino Mirabello, consigliere regionale in carica, risultato addirittura terzo nel suo comune di Ricadi. Invece di tentare una caccia alle streghe, su questo gli interessati e gli altri dirigenti del Pd si dovrebbero interrogare. Ciò però comporterebbe un’analisi seria ed impietosa, che potrebbe pregiudicare consolidate posizioni di potere. Meglio allora additare un “nemico”, un “reprobo”, sul quale scaricare responsabilità che invece sono tutte loro. Nella speranza che l’opinione pubblica veda in questo un segno di vitalità del partito, speranza vana dal momento che la gente non è affatto sprovveduta, come essi mostrano di pensare. La gente si aspettava invece che essi cogliessero l’occasione per fare una seria riflessione sulla pesante sconfitta, che discende dalla sonora bocciatura della classe dirigente e istituzionale del Pd. Un partito che continua ad allontanarsi dai cittadini, e la penosa riunione dell’altra sera ne è una prova evidente: un’assemblea che doveva essere molto affollata si è ridotta ad un incontro con pochi intimi, una trentina di persone in tutto, per eleggere presidente del partito una persona sicuramente per bene – il riferimento è a Enzo Romeo, tra i predecessori di De Nisi alla guida della Provincia di Vibo – ma dai trascorsi politici quanto meno variegati, con militanza in vari partiti. Ma questo riguarda dirigenti e iscritti (sempre più ridotti) del Pd».
LE ELEZIONI REGIONALI Il provvedimento di espulsione, dunque, oltre a dare vita a «un penoso e ridicolo paradosso», sarebbe «basato sul nulla e dettato dalla volontà di eliminare un possibile concorrente alle prossime elezioni regionali». «Vorrei in proposito tranquillizzare l’ex deputato Censore e il consigliere Mirabello. Dico loro di stare sereni – conclude De Nisi – perché il posto in lista se lo contenderanno tra loro, io infatti non metterò certo la mia faccia con un partito che in questi anni si è occupato solo di organigrammi di potere e non dei problemi della gente».

s. pel.

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