MILANO Sono 14 le persone destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano Guido Salvini. L’indagine è partita nel settembre 2016, quando agenti della Polizia postale di Milano hanno ricevuto dai colleghi romeni la segnalazione su due pregiudicati calabresi sospettati di essere i capi di un’organizzazione criminale dedita al phishing, al riciclaggio di denaro, e al traffico di armi clandestine che sarebbero state acquistate con i proventi del riciclaggio da criminali moldavi.
Gli approfondimenti hanno permesso di scoprire che gli organizzatori erano Giuseppe Pensabene, 42enne nato a Reggio Calabria ma residente da tempo in Romania con un altro nome, e Salvatore Aragona, 41enne di Reggio che vive a Sesto San Giovanni (Milano) da dove si occupava dei “cavallini”, della ricezione dei guadagni e della divisione tra i vertici dell’associazione. Altri membri di spicco erano Alin Ciprian Avadanutei e Cosmin Stefan Cucinic, entrambi romeni rispettivamente di 35 e 34 anni, sono considerati i due «abili esperti informatici» che dalla Romania curavano le operazioni tecniche per realizzare le truffe telematiche.
LA CASSAFORTE A REGGIO Nelle perquisizioni legate all’inchiesta, a Reggio Calabria è stata trovata una cassaforte con 100mila euro in contanti e 35 Rolex. «In otto mesi di indagine abbiamo stimato un guadagno per l’organizzazione di un milione e 200mila euro – hanno spiegato gli investigatori – Le vittime accertate finora sono 109 ma la lista potrebbe essere più lunga. Il problema è che spesso la gente non denuncia. Negli ultimi sei mesi abbiamo registrato un aumento del 131 per cento dei reati informatici in Lombardia. Questo dimostra, ancora una volta, che il cybercrime è destinato ad aumentare».
LEGAMI CON IL CLAN TEGANO La “banda” phishing smantellata tra ieri e oggi con un’operazione condotta dalla Polizia postale e delle Comunicazioni in tandem con una squadra investigativa romena e coordinata dalla Procura di Milano era riuscita pure a creare siti “esche” che riproducevano fedelmente quello di Poste Italiane, Banca Intesa, Che Banca e di altri istituti di credito e società emittenti carte di credito per acquisire le credenziali di accesso ai sistemi di home banking dei clienti o al sistema di gestione per i titolari di carte di credito. È quanto si legge nell’ordinanza firmata dal gip di Milano Guido Salvini nei confronti di 14 persone, tra cui Giuseppe Pensabene, uno dei “capi” di origini calabresi ma trasferitosi in Romania da dove avrebbe gestito «l’organizzazione criminale», e il suo «punto di riferimento principale» in Italia Salvatore Aragona. I due assieme a due complici romeni, secondo le indagini, sono i promotori dell’associazione e, come è stato riferito, avrebbero avuto anche collegamenti con il clan Tegano.
x
x