COSENZA Pasqua di passione non solo per i cattolici ma anche per i “militanti” attivi del centrosinistra cosentino impegnati in consiglio comunale. L’aula dell’assise a Palazzo dei Bruzi sembra aver assunto le sembianze del Getsemani con gli apostoli del progetto politico de “La Grande Cosenza” che accusano Pietro (interpretato da Marco Ambrogio) di averli rinnegati e il duo Cipparrone-Morrone di essersi presentato all’ultimo consiglio comunale e aver contribuito all’approvazione del bilancio. Insomma, sugli ordini del giorno i due eletti nelle liste a sostegno di Paolini hanno preferito non lavarsene le mani. E questo a chi in consiglio non si è presentato non è andato affatto giù.
PRIMA CHE IL GALLO CANTI A dire il vero, lo sbigottimento de “La Grande Cosenza” nell’indicare Ambrogio tra quelli che hanno aiutato la maggioranza a portare a casa l’approvazione del bilancio è alquanto surreale. Tra Pd, La Grande Cosenza, Psi, Uniti per la città e Marco Ambrogio eletto con Adesso Cosenza! di ispirazione renziana i rapporti sono più che allentati da diverso tempo. Basti pensare alle ultime uscite pubbliche: lunga sequela di conferenze stampa sul Psc e debiti personali di Occhiuto. A questi appuntamenti Ambrogio non ha mai aderito, preferendo un profilo più distaccato; ha partecipato, invece, con più entusiasmo agli eventi della Provincia ai quali il presidente Franco Iacucci (Pd e da sempre legatissimo a Oliverio) non poteva essere presente, sostituendolo. Ambrogio il profilo basso lo ha mantenuto anche nella scorsa campagna elettorale del 4 marzo. Abbandonato Renzi, ha puntato tutto sul pugliese Emiliano e in pieno spirito di responsabilità giustifica così la sua presenza in aula. «Alla seduta ho partecipato con convinzione ritenendolo doveroso per quella parte di elettorato che ci ha eletto a rappresentarla in minoranza rispetto a chi ha vinto, che ha l’onore di governare – scrive su Facebook –. Ho ribadito con forza di non rinunciare al ruolo di opposizione che sarà vigile e costruttiva ma mai personalistica e invadente la sfera privata di alcuno».
I SAGGI NEL TEMPIO «Chiediamo chiarezza e rispetto dei ruoli e delle regole – scrivono in una nota Pd e Grande Cosenza –. La nostra è una denuncia politica che tiene fuori le ragioni personali e che vede compatti i gruppi di opposizione: e se qualcuno, eletto dalla minoranza dei cittadini, ritiene più comodo per le proprie ambizioni personali frequentare più le stanze assessorili che i luoghi deputati alla formazione di proposte politiche e amministrative, è una cosa che attiene al rispetto verso gli elettori e la parte politica di cui si è espressione». Non c’è solo la polemica interna, ma l’utilizzo di pratiche «scorrette» per amministrare. «Questo non avviene a Cosenza, dove da oltre un anno le sedute delle commissioni consiliari (unico luogo deputato ad approfondire i temi che saranno trattati in consiglio) sono spesso disertate dagli assessori e dai loro dirigenti, tant’è che più volte gli stessi presidenti (espressione della maggioranza che ha eletto Occhiuto) si sono visti costretti a scrivere alla massima autorità consiliare e al segretario comunale per il rispetto delle regole democratiche e del regolamento». E questo passaggio potrebbe essere una chiave di interpretazione dell’assenza del consigliere Giuseppe D’Ippolito, presidente della commissione bilancio e sempre presente ai consigli. «Il dato politico rilevante dell’approvazione del bilancio in consiglio comunale – conclude la nota – è che al momento del voto erano presenti solo 15 consiglieri della maggioranza: l’ok sul Bilancio, infatti, è stato possibile con la presenza di 3 consiglieri eletti nelle file dell’opposizione».
IL CIRENEO A soccorrere Occhiuto, indubbiamente hanno contribuito i tre consiglieri di “opposizione” che hanno permesso di raggiungere il numero legale. Ma in seno al consiglio una nuova composizione, anche questa guidata dalla responsabilità, sembra prendere forma. Capofila è l’assessore ai quartieri Francesco De Cicco che raduna intorno a sé Francesco Spadafora, Giovanni Cipparrone, Marco Ambrogio, Francesco Cito e Pasquale Sconosciuto. «Sei stelle (De Cicco compreso)» si autoproclamano. Per l’assessore la presenza in consiglio «nonostante le diverse visioni politiche» è indice di aderenza al territorio e soprattutto ai quartieri popolari e delle frazioni, luogo di provenienza dei consiglieri. La responsabilità è tutta da ricercare nelle poste di bilancio in cui si vanno a finanziare strade, reti idriche, manutenzione in generale, buche riparate e quant’altro. «Abbiamo creato – è scritto in una nota di De Cicco – un progetto politico serio e concreto. Un entusiasmo che non si registrava da un bel po’ in città».
Michele Presta
redazione@corrierecal.it
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