LAMEZIA TERME Mario Occhiuto come Van Damme in uno dei suoi film più famosi: accerchiato. Il sindaco che vuole diventare governatore è sempre più stretto in una morsa, e a stringerla sono i suoi stessi alleati e compagni di partito. La strada verso la Cittadella è tutt’altro che in discesa per il primo cittadino di Cosenza, che all’indomani del successo grillino alle politiche si era affrettato a ribadire la sua disponibilità per una eventuale candidatura alla guida del centrodestra unito e di altre forze del civismo. Intendiamoci: Occhiuto ha ancora le migliori chance di essere il principale competitor dell’altro Mario, l’“auto-ricandidato” Oliverio.
Ma l’accerchiamento c’è, inutile negarlo. È come se uno o più eserciti, sotto bandiere diverse, marciassero alla volta di Cosenza, chiusa in un assedio che, per essere rotto, avrà bisogno di mediazioni, di «confronti», di «sintesi». E insomma, il risultato di questo stato di cose è che il sindaco-architetto non può certo dormire sonni tranquilli.
NICOLÒ E SICLARI L’ultimo segnale da non sottovalutare è il passaggio di Alessandro Nicolò a Fratelli d’Italia. Il consigliere regionale lascia Fi per protesta contro la sua mancata candidatura alle politiche e va a rafforzare il partito di Giorgia Meloni nel Reggino, dove l’ormai ex berlusconiano ha sempre riscosso ampi consensi elettorali. Arduo credere che Nicolò, dopo lo «stupro» subìto dai vertici azzurri, e quindi anche ad opera dei due coordinatori regionali, Jole Santelli e Roberto Occhiuto – quest’ultimo fratello di Mario –, possa infine dare il suo imprimatur alle ambizioni del primo cittadino bruzio.
Ma Nicolò non è l’unico problema di Occhiuto. Perché a Reggio scalpitano i due nuovi parlamentari forzisti, tra i pochi ad aver arginato lo tsunami 5 stelle: il senatore Marco Siclari e il deputato Francesco Cannizzaro. Entrambi, seppur in forme diverse, hanno già chiarito di pretendere la fine del commissariamento del partito in provincia – in questo momento retto da Santelli – e l’avvio di una nuova fase, nella quale la “federazione” reggina vorrà avere voce in capitolo anche sulle future candidature e sul programma di governo.
Il più attivo, su questo fronte, sembra proprio Siclari. «Occhiuto – spiega – ha mostrato di saper amministrare la sua città e quindi il suo nome non è da escludere. Ma, dato che non c’è stato alcun confronto, non può essere considerato il candidato ufficiale del centrodestra». Il senatore è convinto della necessità di discutere senza schemi precostituiti. «E in ogni caso la mia provincia deve avere una presenza forte, il candidato può – non “deve” – essere anche reggino», aggiunge.
Siclari sa che gli ultimi dati elettorali sono lì a supportare la sua premessa: «Il rinnovamento deve partire da Reggio, perché qui i cittadini hanno confermato la volontà di cambiare». Ambisce a diventare un avversario di Occhiuto? «Nessuna mia candidatura, ma Reggio non può non essere presa in considerazione, perché gli elettori hanno dato un segnale dicendo basta alla sinistra e no ai 5 stelle».
L’ex consigliere comunale di Roma, tuttavia, non conferma ma nemmeno smentisce un suo possibile interessamento alla segreteria regionale: «Sono in Fi da 23 anni e ho fondato il movimento giovanile più forte d’Italia. Credo che debbano essere premiati i più capaci e i più onesti. Se il partito mi chiederà di mettermi a disposizione, ne discuterò con i vertici nazionali per mettermi al servizio del territorio».
AIELLO AL LAVORO Un altro fronte caldissimo è quello catanzarese. E qui il principale avversario di Occhiuto potrebbe essere Piero Aiello. L’ex senatore, secondo i bene informati, sarebbe da tempo al lavoro per costruire un consenso sulla sua candidatura a governatore. La mancata elezione in Parlamento è stata sicuramente un non trascurabile incidente di percorso, ma Aiello può comunque contare su uno sponsor di peso, il sottosegretario uscente Tonino Gentile, che non ha mai fatto mistero di non gradire affatto le aspirazioni del sindaco di Cosenza e che, allo stato attuale, rappresenta la principale “pietra d’inciampo” sulla strada di Occhiuto.
L’altro forzista catanzarese di peso, Mimmo Tallini, si appresta invece a diventare il capogruppo azzurro in consiglio regionale. Una carica che non è incompatibile con il suo ruolo di questore dell’Ufficio di presidenza (ma l’indennità sarà una sola) e che, dal punto di vista politico, lo pone in una posizione preminente per le future trattative che porteranno alla scelta del candidato presidente. Anche per l’ex assessore non c’è nulla di scontato: «Occhiuto – sottolinea – è un candidato che ha i requisiti e le qualità per guidare la nostra coalizione alla vittoria, ma non è certo l’unico. Il centrodestra può vantare personalità come il senatore Mangialavori e il sindaco di Catanzaro Abramo, senza contare Wanda Ferro. Non abbiamo problemi a individuare le persone giuste che possano raggiungere l’obiettivo». Facile la traduzione: Occhiuto non è in pole position.
LE ASPIRAZIONI DI FDI Deve poi essere tenuto in grande considerazione il nuovo peso di FdI. Il partito di Meloni, dopo l’arrivo di Nicolò, potrà vantare una deputata e due consiglieri regionali e certo rivendicherà un ruolo attivo nelle scelte del centrodestra.
Per Fausto Orsomarso non si tratta di una «questione di nomi», quanto di «essere davvero alternativi al centrosinistra» e di «scegliere insieme il miglior candidato possibile, anche interrogandosi sul perché i 5 stelle, in alcune parti della Calabria, sono riusciti a prendere il 50% dei consensi». Con un po’ di malizia, questa lettura potrebbe essere interpretata come un endorsement a Ferro, l’unica donna a essere riuscita a strappare un collegio uninominale ai grillini in Calabria; ma Orsomarso non si sbilancia. Né accetta l’interpretazione secondo cui il fedelissimo Luciano Vigna abbia presentato le dimissioni dalla giunta di Cosenza a conferma dello strappo tra il sindaco e l’ala meloniana. «Non c’entra niente», butta lì il consigliere regionale. Ma certo l’addio dell’assessore è comunque un segnale da non sottovalutare in vista delle prossime regionali. Occhiuto è sempre più accerchiato e non se lo può permettere: a differenza di Van Damme, lui non è nemmeno un esperto di arti marziali.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
x
x