La notizia può sembrare apparentemente una piccola notizia. Ma non è per questo poco significativa. Perché intacca senso comune, animi esacerbati, indignazione allo stato puro. Mi riferisco ai 102.000 euro di aumento annui che, grazie ad una leggina regionale ad hoc del 1996, i 144 ex consiglieri regionali calabresi incasseranno per adeguare il loro vitalizio. La mia è naturalmente un’ironia amara se si considera che le cifre intascate mensilmente da loro variano da un minimo di 2000 ad oltre, per alcuni, 8000 euro mensili. È quindi, un piccolo aumento mensile, in linea con l’aumento del costo della vita. Ma, ecco il punto, è un aumento che riguarda e coinvolge esclusivamente quella che è ritenuta la casta del privilegio politico regionale e non la stragrande maggioranza dei pensionati calabresi che, al contrario, sono costretti per la maggior parte a vivere una vita da fame di poche centinaia di euro mensili, dopo un’esistenza passata a lavorare. Lavoro vero e non per sentito dire. Questi i fatti che non hanno bisogno di ulteriori commenti. Per la piccola parte che mi riguarda, coinvolgerò da subito i circoli del partito democratico della mia provincia e, se d’accordo, chiederemo un incontro con i componenti istituzionali del mio partito, a partire dai capogruppo del Pd e delle liste collegate in consiglio regionale Sebi Romeo e Giudiceandrea, affinché con procedura d’urgenza il consiglio regionale abolisca, cassi, cancelli questa leggina. Se c’è un insegnamento che le elezioni del 4 di marzo hanno dato a tutti è questo: la politica torni ad essere servizio, bene pubblico, la smetta, e lo faccia sul serio, di vivere di privilegi e prebende intollerabili sulle spalle della gente comune.
*segretario provinciale Pd
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