Benvenuti a Reggio Calabria: la capitale dello scoramento! Lo scrive in un suo reportage, Roberto Rho di Repubblica. Un reportage, però, privo di stimoli e di novità. Nulla di nuovo. Dati ufficiali, notizie di seconda mano, alcune interviste mordi e fuggi. E poi? Il dato, risaputo, del lavoro nero, comunque inferiore a quello che si registra in alcune regioni del Nord.
Non che aver compagni al duol possa scemare la pena. Sentire, però, che ci sono stranieri che, in Piemonte, fabbricano guarnizioni per la Porsche o la Vollkswagen col guadagno (?) di 1,50 euro ogni mille-mille pezzi fa rabbrividire. Ecco che la notizia della retribuzione di 300-400 euro al mese da parte delle commesse di Corso Garibaldi diventa una vera e propria Sisal! Il fatto, però, che Repubblica abbia dedicato due mezze pagine alla “Calabria scoraggiata dove il lavoro è una chimera che nessuno più cerca” è positivo. L’unica cosa. Almeno questo. Sarà servito agli industriali del Centro Nord, non certo a noi che viviamo, orgogliosamente, qui: loro, quelli del Nord, non sono affatto interessati a sapere le condizioni di vita a Reggio Calabria, noi le conosciamo bene perché sono scolpite sulla nostra pelle. Al Nord non pensano a noi e, al Sud nemmeno! Come faremo? Ce ne faremo una ragione? Certo che no! Almeno, per quel che possiamo, lo gridiamo ai quattro venti. Resterà voce isolata? Non importa, grida grida, qualcuno sentirà.
Intanto i partiti del governo uscente e chissà se e quando rientrante hanno preso una scoppola soprattutto per questo! E non è poco! Si comincia a sperare?Ma quando mai? È troppo presto! I giovani scoppiano ogni giorno di più, a differenza che nella ricchissima Piacenza che è triste, decadente, inquinata per stessa ammissione dei suoi cittadini che, come dalle nostre parti, hanno premiato Lega e Cinque stelle. E questo nonostante Piacenza registri un tasso di occupazione del 70 per cento, contro una media nazionale del 58 ed il 37% di Reggio Calabria. Significa, lo precisa Roberto Mania, commentando il reportage di Repubblica, che «il lavoro povero è diventato una questione nazionale che coloro i quali si stanno preparando a governare il Paese, dovrebbero inserire, almeno loro, nell’agenda delle priorità». Fino ad oggi, purtroppo, il governo nazionale e quello regionale calabrese, hanno fatto poco più di niente. Ed il risultato, in termini elettorali, si è visto. Un risultato, allo stato delle cose,destinato a durare a lungo.
La protesta non si esaurisce neanche in un giro di valzer! Annunciare, oggi, ricandidature, serve a ben poco! La conclusione del quotidiano di Mario Calabresi? «È meglio essere tristi e occupati a Piacenza, che allegri e disoccupati a Reggio Calabria». Almeno puoi andare a cena fuori, farti una gita al mare della Calabria, comprarti un paio di scarpe.
Qui? Canti e fischi! Se ti accontenti, va bene! Ma non credo! E non è, come dice Papa Francesco, il danaro che dà la gioia di vivere. È il lavoro, prima. Ogni essere umano deve vere la possibilità di lavorare, di dimostrare a sé stesso che è in grado di guadagnarsi da vivere.
Lo sfruttamento è inaccettabile: 800 euro a Milano per una laureata in Economia e management alla Bocconi cosa sono? E 250, per una ragazza avvocato, con master e corsi vari? Miserere nobis! Non ci sono scuse che tengano, dice Francesco. Ecco perché il Santo Padre afferma che «bisogna chiedere perdono ai ragazzi». Perdono non scuse. «Perdono perché non li aiutiamo a vedere la strada, non li aiutiamo a sognare, non siamo in grado di entusiasmarli».
E quando mancano i sogni e l’entusiasmo che tipo di vita fanno? Ecco perché quanti hanno abbandonato al loro destino i giovani, lasciandoli soli, non offrendo loro alcuna possibilità di vita, non meritano il perdono. Assolutamente! Sono colpevoli di «distruzione di speranza». E vi pare poco?
*giornalista
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