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Due sindaci in corsa per una poltrona – di Franco Scrima*

È giusto che il sindaco alzi la voce contro la ditta che ha intascato sette milioni di euro per ristrutturare un edificio di proprietà comunale che non può essere utilizzato perché manca l’agibilit…

Pubblicato il: 02/04/2018 – 17:54
Due sindaci in corsa per una poltrona – di Franco Scrima*

È giusto che il sindaco alzi la voce contro la ditta che ha intascato sette milioni di euro per ristrutturare un edificio di proprietà comunale che non può essere utilizzato perché manca l’agibilità, ma è sempre il comandante della nave a rispondere quando qualcosa non va bene.
Abramo minaccia di rivolgersi alla magistratura. E fa bene! Considerato però come da qualche tempo vanno le cose negli uffici della Procura della Repubblica, non è difficile azzardare che qualcuno potrà versare lacrime amare. La vicenda dell’ex Educandato è solo l’ultima in ordine di tempo; c’è pure l’edificio che ospitava la Scuola Mazzini, anch’esso nel centro storico della città, e anch’esso non fruibile nonostante i lavori di ristrutturazione eseguiti.
A tutto ciò Abramo rilancia come un abile giocatore di poker. Ha capito che è meglio stare dalla parte delle “vittime” considerato che c’è anche da far digerire ai catanzaresi l’idea di una sua candidatura alla presidenza della Regione. Ciò nel solco già tracciato da un altro sindaco calabrese, quello di Cosenza, Mario Occhiuto, il quale ha fatto conoscere, urbi et orbi, la sua intenzione di correre per la poltrona di governatore della Calabria.
Entrambi sono uniti dalla militanza nella stessa formazione politica: la schiera Berlusconiana di Forza Italia che non impedirà loro di scontrarsi in un duello politico all’ultimo sangue per poter mettere le mani sulla Calabria. Ma entrambi avrebbero fatto i conti senza l’oste cioè gli elettori i quali di recente hanno dimostrato di avere le tasche piene di un sistema che per lunga pezza ha governato il Paese, e la Calabria in particolare, più in termini marginali che collegiali.
I due sindaci dovranno digerire l’idea di chiarire con i loro concittadini diverse cose se vogliono evitare di rimanere inchiodati al palo, e lo debbono fare per tempo. Occhiuto, per esempio, deve spiegare bene la vicenda dei suoi debiti con Equitalia per tasse non pagate e perché ha intascato le indennità di funzione nonostante un magistrato avesse intimato al Comune di Cosenza di non pagarle. Denari per i quali, se non dovessero essere sborsati dal sindaco, sarebbe l’amministrazione a far fronte e, quindi, i cittadini. A parte questa inquietante vicenda, sembrerebbe che il sindaco non goda più tra la popolazione delle simpatie di un tempo.
Stessa solfa per Sergio Abramo il quale, nonostante le disavventure giudiziarie in cui è incappato e dalle quali confida di uscire indenne, è l’altro pretendente al “soglio” regionale. Dopo quattro mandati da sindaco, intervallati da una esperienza in consiglio regionale, intenderebbe consolidare la strada del suo successo personale conquistando il “governatorato” della Calabria. E dire che in un incontro con gli studenti del Liceo “Galluppi”, ha raccomandato loro, al momento del commiato, di “non cadere mai nel delirio di onnipotenza”.
Che cosa contestano ad Abramo i catanzaresi nonostante la messe di preferenze che gli hanno riservato nell’elezione a sindaco? Di non essere stato capace di varare un progetto organico per lo sviluppo della città! Una ferita difficile da rimarginare in breve tempo considerato il lento, inesorabile declino che travolge Catanzaro. Ma probabilmente pesa sui catanzaresi anche il sentirsi come essere stati abbindolati da un politico assai mediocre, al quale hanno garantito sostegno elettorale per quasi un ventennio.
Catanzaro soffre di una marginalità sferzante rispetto anche ad altre piccole realtà della regione nelle quali i segni di scelte oculate sono ben visibili. Paga fino oltre il dovuto l’incapacità di individuare politiche innovative che potessero dare un assetto espansivo. Persino i servizi pubblici (raccolta dei rifiuti, collegamenti viari, pulizia delle strade, parcheggi) lasciano a desiderare. Quei pochi progetti tanto pubblicizzati negli anni, e che sono stati abbandonati. Dimenticati per incuria, come le scale mobili che avrebbero dovuto collegare il centro con il nord della città. Sono rimaste in alcuni angoli le insegne pubblicitarie a futura testimonianza dell’incuria. E, a proposito di cialtroneria, il pensiero corre verso quell’altra autentica farsa consumata poco più di un anno fa quando, in pompa magna, venne presentato il progetto per la metropolitana che avrebbe dovuto collegare lo Jonio al Tirreno. Una vicenda che pesa nell’intimo dei catanzaresi tanto quanto il “Piano strutturale comunale” che è stato impossibile realizzare per cause legate ai ritardi del Comune sia sotto il profilo politico che tecnico. Così come, senza andare molto a ritroso nel tempo, un motivo di cattiva amministrazione viene considerata la messa in vendita dell’ex mercato di Catanzaro Lido. Una vendita, si dice, “per fare cassa”. Forse sarebbe stato più consono fare scelte diverse, magari destinando l’immobile a servizi per la comunità considerato che anche in quel quartiere i servizi sono carenti.
Ma ritorniamo ai desideri di Abramo e di Occhiuto. Altro motivo che sembra non trovare rispondenza tra i cittadini è il loro incontenibile desiderio di carrierismo politico. Forse dovrebbero capire che i tempi cambiano e con essi il bisogno della popolazione che – come sosteneva Weber – non intende più salvaguardare i privilegi di qualcuno piuttosto che conseguire gli obiettivi. Una realtà difficile da fare digerire in quella classe politica che predilige autoriprodursi e fare gli interessi propri o, al più, delle lobby che li sorreggono.

*giornalista

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