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«La Calabria pretenda maggiore autonomia»

di Orlandino Greco*

Pubblicato il: 05/04/2018 – 16:31
«La Calabria pretenda maggiore autonomia»

Nelle scorse settimane ho depositato in consiglio regionale una richiesta per inserire all’ordine del giorno dell’assise calabrese una discussione sul federalismo fiscale e sul regionalismo differenziato. Ciò allo scopo di approfondire sul da farsi per rendere la Calabria più competitiva sia sul piano istituzionale, interno e comunitario, che su quello dello sviluppo, tenuto conto della revisione costituzionale del 2001, introduttiva, per l’appunto, del c.d. federalismo fiscale. Un’aspettativa della quale non si può fare a meno considerato l’ormai frequente ricorso da parte di alcune Regioni alla procedura intesa ad abilitarle all’esercizio di una maggiore competenza legislativa di quella prevista dall’art. 117 della Costituzione. Un fenomeno recentemente trattato sulla stampa di recente del professore Ettore Jorio, che sottolineava il pericolo disgregativo dell’unità nazionale rappresentato dai tre referendum celebrati il 22 ottobre 2017 in Lombardia, Veneto, con esito favorevole, e dalle simili iniziative in Emilia-Romagna, nelle Marche e in Umbria. Tali eventi rimettono in discussione il sistema Paese, quello disegnato dai Padri costituenti, ed offrono occasioni di autonomia per alcuni versi auspicabili e per altri pericolosi. Ecco che occorre, specie a cura delle Regioni più deboli, quelle cui non sarà possibile reggere la competizione sui servizi con quelle tradizionalmente forti, intraprendere iniziative politiche e istituzionali funzionali a «pareggiare i conti». Un tema, questo, nei confronti del quale i partiti tradizionali non solo stanno glissando bensì stanno prestando il fianco più debole, rappresentato da un consenso implicito e irresponsabile. Ne è venuto fuori uno spaccato forte del Paese che rivendica una maggiore autonomia legislativa funzionale ad un netto miglioramento delle condizioni di vita sociale nei loro rispettivi territori. Uno status di servizio pubblico che consenta l’istaurarsi di una concorrenza nei confronti delle altre Regioni dalle quali importare risorse attraverso la crescente domanda di prestazioni essenziali più qualificate di quelle altrove erogate. Basti pensare alla sanità che muove annualmente trasferimenti di risorse pubbliche dal Sud verso il Nord di oltre un miliardo di euro e di risorse private per qualche centinaia di milioni, attratte da una domanda pubblico/privata organizzata strumentalmente allo scopo. Fatte queste considerazioni, ripetibili in altri ambiti del vivere civile, occorre capire cosa dovrà fare la Calabria per arginare questa costosa moda, che distrae fondi regionali a tutto vantaggio di altre istituzioni e genera disagi collettivi, ma soprattutto cosa fare per organizzare, al meglio, la propria performance istituzionale attraverso un più ampliato esercizio dell’attività legislativa. Va da sé che in relazione ad alcune materie, di quelle attraibili nella propria competenza esclusiva rispetto a quella concorrente, verrebbe da supporre l’opportunità di intraprendere la procedura indicata dall’art. 116 della Costituzione ovviamente suffragata preventivamente da un positivo esame referendario. Analizzando, infatti, la volontà popolare desunta nel corso dei frequenti incontri che l’Italia del Meridione sta organizzando su tutto il territorio calabrese, si è avuto modo di registrare una generale propensione ad un sensibile incremento della capacità attrattiva regionale attraverso l’acquisizione di una maggiore autonomia complessiva. L’Idm è un movimento politico che sta dando voce ai territori che si riconoscono in una visione autonomistica in grado di valorizzare concretamente le vocazioni delle comunità. Un obiettivo conseguibile attraverso l’incremento della competenza legislativa della Calabria, specie nelle materie oggi di competenza esclusiva dello Stato, con particolare riferimento all’istruzione; alla tutela dell’ambiente; alla tutela della salute; al commercio con l’estero e i rapporti con l’UE; alla ricerca, alla tecnologia e al sostegno all’innovazione; alla formazione professionale; alla protezione civile; all’energia. Tutte materie da disciplinare in modo funzionale a generare occasioni di crescita per la Calabria. Un modo per favorire la frequenza di nuovi sentieri politici autonomistici di condivisione e programmazione che conducano la nostra regione a definire, attraverso una classe politica qualificata, modelli di sviluppo in grado di favorire i territori nel pieno rispetto delle vocazioni, dei sogni, dei desideri e dei bisogni delle comunità.

*consigliere regionale “Oliverio presidente”

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