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Lamezia, «non ci fu estorsione» nella vicenda Lidl

Nel processo d’Appello “Andromeda” il pg chiede l’assoluzione per Scardamaglia e Iannazzo, ma resta in piedi l’imputazione di illecita concorrenza con minaccia o violenza. L’accusa chiede in totale…

Pubblicato il: 05/04/2018 – 16:15
Lamezia, «non ci fu estorsione» nella vicenda Lidl

Requisitoria nel processo d’Appello “Andromeda” contro la consorteria Iannazzo-Cannizzaro-Daponte di Lamezia Terme. Il sostituto procuratore generale Carlo Modestino ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado emessa dal gup di Catanzaro il 14 febbraio 2017, salvo alcune riforme. Il pg ha chiesto la condanna di Antonello Caruso, assolto in primo grado, a sei anni di reclusione, tanti quanti ne aveva chiesti il sostituto procuratore della Dda Elio Romano nel corso della requisitoria di primo grado. Il procuratore ha inoltre invocato la condanna a 8 anni di reclusione, quanto chiesto dal pm in primo grado, per Angelo Provenziano, condannato dal giudice di prime cure a un anno e sei mesi.
NON CI FU ESTORSIONE PER LA VICENDA LIDL Altra riforma, questa volta a favore degli imputati, è stata chiesta nei confronti dell’imprenditore Claudio Scardamaglia e Pietro Iannazzo, condannati in abbreviato rispettivamente a 11 anni e 4 mesi e 14 anni e 8 mesi. Il pg Modestino ha chiesto per entrambi l’assoluzione dall’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso nei riguardi dell’imprenditore Luigi D’Alessandro il quale nel 2005 aveva dato inizio a dei lavori per la costruzione di un supermercato Lidl in località Savutano. Lavori mai portati a termine a causa, secondo l’accusa della Dda, delle minacce implicite effettuate da Iannazzo che avrebbero costretto D’Alessandro ad abbandonare l’iniziativa e vendere i terreni a Sarcadamaglia. Il sostituto procuratore generale ha chiesto l’assoluzione per questo capo di imputazione mentre resta in piedi l’accusa per i due imputati di illecita concorrenza con minaccia o violenza legata al medesimo episodio della mancata realizzazione del Lidl. In relazione a questa riforma Modestino ha invocato per Scardamaglia la condanna a 5 anni e 4 mesi. Invariata resta la pena richiesta di 14 anni e 8 mesi per Pietro Iannazzo essendo questi caricato da altre pesanti accuse.
LE RICHIESTE Nello specifico il sostituto procuratore generale ha chiesto per Vincenzo Iannazzo, 18 anni; Francesco Iannazzo, 12 anni; Antonio Davoli, 14 anni; Antonio Provenzano, 14 anni e 8 mesi; Pietro Iannazzo, 14 anni e 8 mesi; Giovannino Iannazzo, 14 anni; Santo Iannazzo, 14 anni; Antonio Iannazzo, assoluzione; Emanuele Iannazzo, 14 anni; Vincenzino Lo Scavo, assoluzione; Peppino Buffone, assoluzione; Adriano Sesto, 8 anni; Bruno Gagliardi, ergastolo; Alfredo Gagliardi, ergastolo; Francesco Mascaro, 10 anni; Mimmo Cannizzaro, 12 anni; Antonio Cannizzaro, 8 anni; Angelo Anzalone, ergastolo; Domenico Cannizzaro ’75, 8 anni; Mario Chieffallo, 8 anni; Antonio Chieffallo, 8 anni; Vincenzo Torcasio (alias Giappone), 30 anni; Gino Daponte, 14 anni; Peppino Daponte, 8 anni; Salvatore Francesco Pontieri, 8 anni; Peppino Marrazzo, assoluzione; Pasquale Lupia, 8 anni; Antonio Liparota, assoluzione; Antonio Muraca, 4 anni e 8 mesi; Gregorio Scalise, 8 anni; Vincenzo Giampà ’70, 8 anni e 8 mesi; Natalie Zingraff, 4 mesi; Antonello Caruso, 6 anni; Provenzano Angelo, 8 anni; Claudio Scardamaglia, 5 anni e 4 mesi; Gennaro Pulice, 8 anni; Pietro Paolo Stranges, 4 anni; Matteo Vescio, 4 anni e 8 mesi. Le accuse nei confronti degli imputati vanno, a vario titolo, dall’associazione mafiosa, omicidio, lesioni personali, detenzione illegale di armi, estorsioni, ricettazione, danneggiamento, intestazione fittizia di beni.
Presenti le parti civili, l’Associazione Antiracket Lamezia, rappresentata dall’avvocato Carlo Carere e il Comune di Lamezia Terme rappresentato da Caterina Restuccia. Tra gli avvocati della difesa, Lucio Canzoniere, Francesco Gambardella, Giusy Caliò, Vincenzo Cicino.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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