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Finisce la latitanza di don Peppe Pelle, il blitz minuto per minuto – VIDEO

Blitz nella notte a Condofuri. Il capoclan appartiene alla famiglia dei “Gambazza” ed era ricercato dal 2016. Deve scontare una pena per associazione mafiosa ed estorsione. Non ha opposto resistenz…

Pubblicato il: 06/04/2018 – 7:24
Finisce la latitanza di don Peppe Pelle,  il blitz minuto per minuto – VIDEO

REGGIO CALABRIA È finita la latitanza del boss Peppe Pelle. Figlio di ‘Ntoni Pelle Gambazza, una delle più importanti famiglie di tutta la ‘ndrangheta calabrese, Pelle è stato per anni il regista di affari e strategie del suo e di altri clan, ma anche di intere carriere politiche. È da lui che si sono presentati politici come l’ex consigliere regionale Santi Zappalà e l’ex senatore Antonio Caridi per chiedere il sostegno della ‘ndrangheta in occasione di diverse consultazioni elettorali.
UN’OMBRA PER DUE ANNI Latitante dal 2016, Pelle due anni fa era diventato un’ombra. Sapeva che a breve gli sarebbe stato notificato un nuovo ordine di carcerazione per un residuo di pena ed ha scelto di sparire. Si è nascosto tra le montagne circostanti la “sua” San Luca, lì dove i paesi e i calanchi della costa lasciano il passo a vette e boschi dell’Aspromonte. Nascosto in una contrada impervia sopra Condofuri, probabilmente nota solo ai pastori che nei dintorni hanno stalli e ovili, trincerato in un anonimo casolare, lontano da qualsiasi strada percorribile, don Peppe Pelle si sentiva sicuro. Protetto dall’Aspromonte e da un sistema di sentinelle, che tutto vedono senza essere viste.
DUE ANNI DI INDAGINI Ma non aveva fatto i conti con la determinazione della Mobile reggina, che già due anni fa lo ha scelto come obiettivo numero uno. Ci sono voluti ventiquattro mesi di nottate insonni, feste saltate, ricorrenze cancellate dal calendario, turni senza fine, spiega il capo degli investigatori reggini, Francesco Rattà. Ma alla fine, una traccia per arrivare a Pelle è stata trovata. Le indagini successive hanno confermato quella intuizione. Poi, si è passati alla fase della preparazione del blitz.
https://youtu.be/T1JzHosiGfE
IL MOMENTO GIUSTO Un’operazione complicata. Per la conformazione stessa del territorio, ma anche per il sistema di vedette che vigilava sulla latitanza del boss. «Eravamo pronti anche due giorni fa – svela il capo della Mobile, Rattà – ma poi abbiamo deciso di rinviare perché ci siamo accorti della presenza di alcune sentinelle e non abbiamo voluto rischiare. Era un obiettivo a cui lavoravamo da troppo tempo perché qualcosa rischiasse di rovinare tutto». Mordere il freno è stata la scelta corretta, perché ieri notte tutto è andato come da programma.
LA CRONACA DEL BLITZ I fuoristrada si sono avvicinati a fari bassi. Hanno attraversato il greto accidentato della fiumara dell’Amendola e poi, a distanza di sicurezza, si sono fermati. Né il rumore, né le luci dovevano mettere in allarme eventuali vedette. Da lì, un gruppo di cinquanta agenti scelti si è avvicinato rapidamente alla casa. «E’ quella che noi in gergo chiamiamo picchiata» dice Rattà. Circondato il casolare, i primi agenti hanno buttato giù la porta e hanno fatto irruzione. Pelle dormiva sul divano, completamente vestito, come se fosse pronto a scappare. Ma non ha avuto neanche il tempo di pensarci. Appena aperti gli occhi si è trovato attorno gli agenti della Mobile. Provato dalla latitanza, dimagrito e invecchiato rispetto alle segnaletiche in circolazione, il boss si è arreso senza opporre resistenza. «Sono io» ha detto, alzando le mani. Con lui è finito in manette anche un fiancheggiatore, Mario Romeo, pastore con precedenti di polizia che probabilmente ne curava la latitanza.
GUERRA DI LIBERAZIONE «In questi ultimi anni – afferma il questore Raffaele Grassi – abbiamo assicurato alla giustizia 13 tra i più pericolosi latitanti, un risultato che è come una guerra di liberazione del territorio, che lo Stato e i suoi uomini stanno affrontando in maniera efficace. Stiamo dimostrando di essere più forti della ‘ndrangheta e non daremo respiro a chiunque pensi di continuare a delinquere impunemente, minacciare i cittadini e gli imprenditori, pensando di farla franca».
CATTURA FRUTTO DI UN LAVORO MINUZIOSO «Questa cattura – dice invece il procuratore della Repubblica facente funzioni di Reggio Calabria Gaetano Paci – è la sintesi di un lavoro minuzioso messo in campo da tantissime persone che hanno saputo ricomporre il mosaico delle complesse relazioni di Giuseppe Pelle, incastrando, volta per volta, ogni elemento utile per definire compiutamente la rete di complicità e di protezione che gli consentiva, a tutt’oggi, di operare sul territorio, dirimere questioni su lavori pubblici, estorcere, tutto ciò grazie al suo alto profilo criminale riconoscibile e riconosciuto».
CONDANNA DA SCONTARE E PROCESSO DA AFFRONTARE Trasferito in carcere, Pelle adesso deve scontare una pena residua definitiva di 2 anni, 5 mesi e 20 giorni di reclusione per associazione mafiosa e tentata estorsione. Ma dal carcere dovrà prepararsi anche ad un altro processo. Nel mese di luglio 2017, mentre era latitante, è stato colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Mandamento Ionico”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, per tentata estorsione e illecita concorrenza, aggravate dal metodo mafioso e consistite nell’aver tentato di accaparrarsi i proventi derivanti dall’esecuzione di lavori pubblici in alcuni comuni della Locride tra i quali Siderno, Palizzi, Condofuri e Natile di Careri.
PER SANGUE E ALLEANZE Figlio del patriarca ‘Ntoni Pelle, don Peppe (nella foto a sinistra dopo il blitz della polizia) per sangue è espressione della potente famiglia dei Gambazza di San Luca, fra i casati che hanno scritto di proprio pugno la storia della ‘ndrangheta, ma per matrimonio, si è legato a un’altra famiglia di rango, quella dei Barbaro “Castanu” di Platì, facente capo al boss ergastolano Barbaro Francesco classe 1927. Un’alleanza di sangue e di affari che risponde al ruolo fondamentale che Pelle ha mantenuto per molto tempo nella struttura della ‘ndrangheta tutta.
POSSIBILE CORTOCIRCUITO «Giuseppe Pelle – spiega il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, coordinatore della Dda che si occupa del mandamento jonico e delle indagini che hanno portato alla cattura del boss – è un capo, non è e non sarà mai solo altissima manovalanza di ‘ndrangheta. Non è certo l’unico che decide le sorti dell’organizzazione criminale nel mondo, ma è tra i pochi ad avere un ruolo di elevatissimo spessore, come risulta dalle sentenze che lo riguardano. Nel processo evolutivo del sistema criminale è un’interfaccia importante tra le varie componenti. Uno che opera nella terra di mezzo, quella che consente a chi sta sopra di interagire con chi sta sotto». Per questo il suo arresto rischia di diventare un cortocircuito importante per i clan.
«SINTESI DEL RAPPORTO TRA ‘NDRANGHETA E ISTITUZIONI» «Giuseppe Pelle – aggiunge invece Paci – è la sintesi migliore delle caratteristiche relazionali poste in essere dalla ‘ndrangheta con esponenti delle istituzioni di questa città, di questa provincia, di questa regione, di questo Paese. Un rapporto subdolo che emerge in tutta la sua pericolosità come nella vicenda del commercialista Giovanni Zumbo, curatore di beni confiscati e processato per rapporti con la ‘ndrangheta, che sottolinea la particolare capacità di infiltrazione mafiosa».
MINNITI: GRANDE SUCCESSO INVESTIGATIVO «La cattura di Pelle è il risultato di una intensa e complessa attività investigativa degli uomini della Polizia di Stato di Reggio Calabria che hanno lavorato con competenza e determinazione. È dunque un successo investigativo frutto dello straordinario impegno che forze dell’ordine e magistratura mettono in campo quotidianamente ed a loro va il mio ringraziamento e apprezzamento». Il ministro dell’Interno Marco Minniti si è congratulato così con il capo della Polizia Franco Gabrielli per l’arresto eseguito dal personale della Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina per l’arresto del latitante Giuseppe Pelle.
L’APPREZZAMENTO DEL PREFETTO Il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, in un messaggio, ha espresso «vivo apprezzamento e compiacimento al Questore, al Direttore del Servizio centrale operativo, alle donne e agli uomini della Polizia di Stato impegnati nella brillante operazione coordinata dal Procuratore reggente della Dda di Reggio Gaetano Paci, dall’aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto Francesco Tedesco che, con determinazione e professionalità, ha portato all’arresto di Giuseppe Pelle, pericoloso latitante, appartenente alla cosca dei “Gambazza” operante a San Luca». «È stato inferto – afferma Di Bari – un ulteriore, duro colpo alla ‘ndrangheta, toccata ai vertici della struttura. Il significativo risultato giudiziario conseguito, sommato alle numerose azioni di prevenzione e contrasto ad ogni forma di illegalità quotidianamente poste in essere dalla Prefettura, dalle Forze di Polizia, dalla Magistratura, contribuiscono a confermare la fiducia dei cittadini calabresi nelle istituzioni dello Stato impegnate, in un rapporto di fruttuosa e costante collaborazione e coesione, a prevenire, contrastare e reprimere le forme di dominio della ‘ndrangheta nel tessuto sociale, civile ed economico della provincia. È indubbio che vi è la squadra Stato che attraverso sforzi e fatiche quotidiane ha rafforzato un virtuoso circuito in grado di contrastare efficacemente la ‘ndrangheta».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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