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Pd, la linea di Ambrogio: «Stop alle correnti e più autonomia»

Il consigliere di Cosenza ribadisce la volontà di candidarsi alla segreteria e critica Magorno: «Sue scelte imposte da Roma». Bordate a Oliverio: «Fermo il bando per microcredito»

Pubblicato il: 06/04/2018 – 15:42
Pd, la linea di Ambrogio: «Stop alle correnti e più autonomia»

COSENZA Marco Ambrogio lancia ufficialmente la sua candidatura a segretario regionale del Partito Democratico. Nessuna area Emiliano: «Siamo molto amici e in assemblea sono in quota con il governatore della Regione Puglia, ma le correnti sono superate ho fatto mio l’appello di oltre 100 amministratori che stavano per uscire dal Pd. La nostra ambizione è quella di creare un partito che riesca a parlare dei temi cari al popolo».
MAI PIÙ SUPINI Priorità del candidato l’autonomia regionale nelle scelte da proporre a Roma. È questa l’accusa principale che rivolge al segretario Ernesto Magorno, reo di aver fatto delle scelte per la Calabria imposte da Roma. Anche Ambrogio per le elezioni del 4 marzo in Calabria parla di scelte fatte davanti ai «caminetti», l’appartenenza renziana non si dimentica così facilmente.
«Da esponente Anci i sindaci non sono mai stati convocati – dice Ambrogio –. Sono deluso dalle ultime candidature così come dalle scelte dei sindaci a Catanzaro e Cosenza calati dall’alto e senza fare le primarie». Parole di ammonimento anche nei confronti della Regione Calabria. «Commercianti e associazioni di categoria mi facevano notare come il bando del micro credito rispetto ad Invitalia è ancora fermo nonostante sia stato indetto a luglio». Colpa non solo della politica ma anche dei funzionari che Ambrogio definisce «burosauri».
NESSUNA STAMPELLA «Vogliamo un Pd nuovo che non si limiti a dire “il sindaco deve andare via perché ha dei debiti” – spiega Marco Ambrogio –. Il Pd non può dire sempre no, deve essere partito di governo, abbiamo menti preparate, non vogliamo essere legati ai capetti di turno che non decidono neanche in consiglio ma fuori. Io al bilancio ho votato no, sono l’unico che può dirlo».

mi.pr.

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