Le trattative romane di formazione del futuro governo del Paese stanno attraendo curiosità e preoccupazioni. Curiosità, tante, sino a fantasticare coalizioni marziane fatte di pezzi di ciò che fu e di frammenti di ciò che c’è. Il tutto alla luce di quanto concretizzatosi all’indomani delle elezioni del 4 marzo.
Le preoccupazioni sono maggiori delle curiosità. Specie per chi ha una visione tradizionale della politica, che consente l’esasperato esercizio delle trattative finalizzato esclusivamente alla ricerca delle migliori alleanze, salvo poi essere state smentite da quei risultati che hanno generato lo stato di precarietà della Repubblica. Un saldo netto negativo pieno zeppo di: debito pubblico, irreparabile se non si riesce almeno a raddoppiare l’avanzo primario; disoccupazione crescente in termini di assenza di garanzie per il futuro; welfare state che retrocede ogni giorno di più; rivendicazioni disordinate di autonomia da parte delle Regioni che significheranno un nord proteso verso il desiderio scissionista e un sud alla deriva.
Tutto questo genera una forte inquietudine per la nostra Regione, per il suo futuro.
Al riguardo, occorre – al di là delle scelte taumaturgiche che si preannunciano da troppo tempo – porsi degli interrogativi. Prioritariamente, tenendo conto del Governo che (forse) si riuscirà a dare al Paese, pena il ritorno alla urne verosimilmente più partecipate per disperazione, necessita fare una qualche riflessione su ciò che sarà.
Il prossimo futuro della Regione Calabria, che sta tanto a cuore del presidente Mario Oliverio che tenta il rilancio assoluto del suo essere, finalmente, una istituzione iperattiva, genera angoscia nella collettività, consapevole dei risultati conseguiti con un governo nazionale sino ad oggi amico. Il problema che sta sotto gli occhi di tutti è cosa farà il nostro prossimo governo regionale con un governo nazionale sino ad oggi indecifrabile, ma certamente in mano ai vincitori e, quindi, a chi in Calabria ha stravinto. Un risultato conseguito dai pentastellati – che hanno fatto, dalle nostre parti, il pieno assoluto (18 su 31 postazioni parlamentari, di cui 12 a Montecitorio e 6 a Palazzo Madama), alcune di ottima qualità – cui dovrà farsi attento riferimento, solo che si vogliano realizzare quegli utili rapporti politici senza i quali non si potrà andare da alcuna parte. Un modo per coinvolgere tutti, nessuno escluso, nella redazione del bilancio dei risultati da garantire ai calabresi sino alla fine della odierna legislatura e oltre.
Ovviamente, a tutto questo non dovrà mancare una rinnovata capacità elaborativa, soprattutto legislativa, necessaria al rilancio regionale, e una rappresentanza che dia più luce nella trattazione degli argomenti tematici nei quali individuare le condizioni favorevoli per la rinascita e dai quali trarre gli strumenti reali dello sviluppo.
I presupposti sembrano esserci così come appaiono più che mai emergenti gli obiettivi e le volontà del governatore di cambiare marcia e, forse, di perseguire traguardi più ambiziosi.
Il conto alla rovescia è iniziato. Si spera in un buon “parto”, in uno “svezzamento” precoce dei soggetti coinvolti e, di conseguenza, in una crescita utile alla Calabria.
*Docente Unical
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