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«Non siamo sempre soli»

di Franco Laratta*

Pubblicato il: 07/04/2018 – 10:42
«Non siamo sempre soli»

L’ho vista da lontano, mentre mi avvicinavo alla stazione. E ho visto che passeggiava da sola, nervosamente.
Mancava ancora un po’ per il mio treno, e Termini era a due passi.
La osservo con discrezione: è una ragazza di 27/28 anni, piuttosto giù.
Avvicinandomi la vedo piangere!
La osservo attentamente, vedo che passeggia con la testa bassa, e continua a piangere.
Nessuno si ferma, quasi nessuno la osserva: è come se non esistesse.
Tutti di fretta, tutti avvolti nell’indifferenza.
La osservo ancora, ma non so cosa fare: mi fermo, il mio treno può aspettare.
Lei si siede su un muretto.
Provo ad avvicinarmi, lentamente. So che è difficilissimo l’approccio in questi casi. E poi in una grande città…!
Le chiedo: «Posso fare qualcosa?»
Non mi risponde. Vedo che è una ragazza carina, un bel viso, pulita, ma le lacrime la coprono di un’immensa tristezza.
Le dico: «È successo qualcosa di brutto? Posso chiamare qualcuno?»
La ragazza mi guarda, io provo a rassicurarla, a farle capire che sono una persona perbene, che non ho cattive intenzioni.
Lei mi guarda ancora, vedo gli occhi pieni di lacrime. Mi risponde con voce appena percettibile: «Non ho nulla, mi scusi, sono solamente giù, oggi ho ricevuto solo cattive notizie».
Ed io: «Cosa è successo? Me lo può dire?»
Mi risponde: «Niente di che: il mio ragazzo che doveva venire per il weekend, non verrà. E non verrà mai più! Mamma mi ha comunicato che papà non sta bene. Io sono al lavoro in condizioni precarie, non posso scendere a casa a trovarli. Non posso neanche andare dal mio ragazzo per chiarire. Sono sola, capisce? Io sono molto sola».
La vedo di nuovo piangere.
Le dico: «Se serve qualcosa posso aiutarla, posso darle una mano, chiamare qualcuno, farle un biglietto per il treno, posso fare qualcosa, se lei me lo permette».
La ragazza mi guarda, mi fissa, ha smesso di piangere. La sua angoscia improvvisamente lascia il posto a un leggero sorriso, appena accennato, ma molto bello.
Ad un certo punto, con voce bassa e rauca mi dice: «Oggi dopo tante cose tristi ho visto una cosa bella: lei è l’unica persona che mi ha dato retta, che si è fermato per domandarsi di me. Oggi è l’unica cosa positiva».
«Scusami, allora posso fare qualcosa?»
Lei non ha cambiato idea: «Non ho bisogno di nulla, lei ha già fatto tanto: mi ha fatto sentire meno sola. Grazie!»
Corro verso la stazione perché il mio treno sta per partire, non so neanche come si chiama la ragazza, le ho lasciato in fretta un biglietto con il mio cellulare.
Una storia come tante altre, forse anche un po’ banale.
Ma correndo verso il binario ho pensato che dovremmo tornare ad essere tutti più umani, dovremmo tornare a parlarci, ad ascoltarci, a darci un po’ di confidenza.
E spesso nessuno se ne accorge più!
*ex parlamentare

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