CATANZARO Si è da poco conclusa l’epidemia di influenza H1N1 che ha interessato nei mesi scorsi l’intero Paese. La Calabria è stata una delle regioni più colpite. Si tratta di una patologia che può determinare, pur se in una relativamente piccola percentuale di pazienti, una grave insufficienza respiratoria ad esordio acuto e improvviso che se non trattata tempestivamente conduce inevitabilmente a morte. La strategia di trattamento prevede nei casi più gravi, l’utilizzo dell’Ecmo, una tecnica di assistenza respiratoria extracorporea, dove una macchina consente di ossigenare il sangue al di fuori dell’organismo attraverso un polmone artificiale. Tale strumento è da poco nelle disponibilità del reparto di Rianimazione dell’Aou Mater Domini di Catanzaro. Fino ad oggi le persone colpite da gravissima insufficienza respiratoria acuta non responsiva ai trattamenti convenzionali, dovevano essere trasportate in altre strutture appositamente attrezzate, quali Palermo, Bari o Roma.
«Nel corso dell’inverno appena trascorso, presso il centro di Rianimazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Mater Domini abbiamo sottoposto a trattamento con ECMO 10 pazienti, 8 dei quali affetti da polmonite virale da virus influenzale H1N1. Di questi, 3 provenivano dalla Basilicata. Tutti i soggetti trattati erano giovani, con un’età compresa dai 36 ai 60 anni, e in buona salute prima dell’episodio di insufficienza respiratoria. Otto dei dieci pazienti sono stati salvati, a fronte di un rischio di morte vicino al 100%. Ciò è stato possibile grazie a tutto il personale sanitario del reparto che dirigo, al gruppo dei perfusionisti, al direttore generale dott. Antonio Belcastro e al direttore sanitario dott.sa Caterina De Filippo che hanno creduto e investito su questo progetto. Infine, un ringraziamento è dovuto al dott. Bruno Zito che insieme al Direttore Generale dell’AO Annunziata Di Cosenza dott. Achille Gentile, per far fronte all’emergenza che ha interessato la Calabria nei mesi appena trascorsi, ha centralizzato le cure dei pazienti che necessitavano di assistenza extracorporea presso la nostra unità operativa. Va infine segnalata la collaborazione di tutti i centri di Rianimazione della Regione che hanno assistito le prime fasi dell’insufficienza respiratoria e garantito il trasporto dei pazienti presso il nostro centro”. Questa la dichiarazione de Paolo Navalesi, professore ordinario di Anestesia e Rianimazione.
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