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Autobomba a Limbadi: morto ex candidato alle comunali, ferito il padre

Il corpo senza vita di Matteo Vinci è stato trovato all’interno del mezzo. In passato era scampato a un altro agguato. Grave il genitore. Si indaga per ‘ndrangheta. Riunito il comitato per l’ordine…

Pubblicato il: 09/04/2018 – 19:13
Autobomba a Limbadi: morto ex candidato alle comunali, ferito il padre

LIMBADI In un primo tempo si era pensato all’esplosione di una bombola gpl e quindi ad una disgrazia. Poi, l’approfondimento delle indagini ha fatto emergere qualcosa di diverso e ben più grave: lo scoppio a Limbadi, nel Vibonese, dell’automobile su cui viaggiavano Matteo Vinci, di 42 anni, ed il padre Francesco, di 70, è stato provocato da un ordigno. Nell’esplosione Matteo Vinci é morto sul colpo, mentre il padre è rimasto ferito in modo grave ed è stato ricoverato in prognosi riservata nell’ospedale di Vibo Valentia. Matteo Vinci, alle elezioni del 2015, si era candidato nella lista “Limbadi libera e democratica” senza essere eletto. Nel 2014 era stato invece arrestato insieme al padre Francesco e alla madre per una rissa insieme ai vicini di casa, stretti congiunti – anche loro arrestati – della “famiglia” Mancuso, da sempre ritenuta al vertice della ‘ndrangheta vibonese e non solo.
La vettura su cui viaggiavano i due (una Ford Fiesta) è stata praticamente sventrata dall’esplosione. Le prime persone giunte sul posto, richiamate dallo scoppio, hanno provato a soccorrere i due, ma per Matteo Vinci non c’era più niente da fare. Lo scoppio gli aveva leso organi vitali e la sua morte è stata praticamente istantanea. Francesco Vinci, invece, rantolava ed aveva lesioni in varie parti del corpo. È stato chiamato il 118 che ha provveduto a trasportare il ferito nell’ospedale di Vibo Valentia. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi e la prognosi per lui è riservata.
https://www.youtube.com/watch?v=TAVYCuenIXw&feature=youtu.be
Un attentato, dunque, e non un fatto accidentale. Un attentato compiuto, peraltro, con una tecnica criminale che riporta direttamente, e inevitabilmente, alla ‘ndrangheta e alle sue articolazioni sul territorio più efferate e sanguinarie. Lo scoppio si è verificato nel momento in cui l’auto percorreva una strada interpoderale in una zona molto isolata, in località “Cervolaro”.
Sul posto, per il coordinamento delle indagini, sono giunti il pm di turno della Procura della Repubblica di Vibo Valentia e un magistrato della Procura antimafia di Catanzaro. Gli artificieri dei carabinieri hanno effettuato gli accertamenti tecnici per verificare dinamica e cause dell’esplosione. L’ordigno ad alto potenziale era stato collocato, secondo quanto è emerso dai primi accertamenti, sotto la vettura e lo scoppio potrebbe essere stato azionato con un radiocomando. Una tecnica criminale di spessore elevato per eliminare due persone che non pare fossero legate ad ambienti mafiosi importanti. Perché quindi utilizzare per ucciderle modalità così spettacolari? È uno dei tanti dubbi che le indagini dei carabinieri dovranno sciogliere. Limbadi, tra l’altro, è uno dei centri a più alta densità mafiosa della provincia di Vibo Valentia e dell’intera Calabria, regno incontrastato da sempre della cosca Mancuso, uno dei gruppi storici della criminalità organizzata calabrese. Al momento, però, non c’è prova alcuna di un coinvolgimento dei Mancuso in quanto è accaduto, né si capisce quale sia stata la logica mafiosa che possa avere provocato un episodio di tale gravità.
Il prefetto di Vibo valentia, Guido Longo, ha convocato d’urgenza il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica per fare il punto sulle indagini. Il problema, innanzitutto, è capire se l’obiettivo dell’attentato fosse Matteo Vinci o il padre. Quest’ultimo, stando a quanto si è appreso, in passato era stato vittima di un agguato.
Matteo Vinci fino a poco tempo addietro aveva fatto il rappresentante di medicinali e nelle ultime elezioni comunali si era candidato con la lista “Limbadi libera e democratica”. Tanti gli elementi, dunque, che caratterizzano il quadro delle indagini, ma nessuna pista precisa, al momento, che possa consentire di spiegare quanto è accaduto.

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