REGGIO CALABRIA Si stavano già muovendo per liquidare e far sparire il loro immenso patrimonio per poi fuggire all’estero i quattro imprenditori fermati oggi dai carabinieri per ordine della Dda di Reggio Calabria con l’accusa di essere al servizio del clan Tegano. In manette (qui la notizia) perché accusati a vario titolo di associazione mafiosa, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni sono finiti Francesco Andrea Giordano e Michele Surace, «quasi un’inscindibile endiadi imprenditoriale» per il procuratore vicario Gaetano Paci, il figlio di Surace, Giuseppe, e Carmelo Ficara, titolare dell’omonima impresa di costruzioni, accusato di concorso esterno.
SPECIALIZZAZIONE Tutti reali dominus di fortune costruite sul mattone, nascoste dietro una rete di impensabili prestanome, Giordano, i Surace e Ficara nel tempo hanno acquisito funzionalità diverse. Se Ficara ha continuato ad inondare di cemento interi quartieri della città, Giordano e i Surace – partiti dalla gigantesca speculazione edilizia del complesso Mary Park, all’interno del quale si erano premurati di riservare un appartamento al fratello del boss, Peppe Tegano – si sarebbero specializzati nell’accumulazione e riciclaggio di denaro, tutto ripulito grazie ad un’impensabile lavatrice, la sala bingo della città.
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BINGO BANCOMAT Un’attività che per gli inquirenti, sebbene intestata al cognato di Surace, Bruno Mandica, è quanto meno per metà di proprietà di Giovanni Tegano, mentre per il resto appartiene al duo Surace-Giordano. A testimoniarlo sono i filmati delle videocamere piazzate dai carabinieri che hanno immortalato per almeno quindici volte i “prelievi” del duo Giordano-Surace direttamente dalle casse del bingo.
PRESTANOME INGRANAGGI FONDAMENTALI Sempre loro si presentavano sui cantieri, gestivano personalmente le maestranze e i dipendenti degli uffici commerciali, ordinavano materiale presso i fornitori, accompagnavano i potenziali acquirenti nelle visite agli immobili in vendita e tenevano tutti i rapporti con il commercialista di fiducia, tutti ruoli assolutamente incoerenti con gli assetti societari formali.
«Un dato – spiega Paci – che evidenzia come la ‘ndrangheta riesca a gestire con facilità lucrose attività grazie a sempre disponibili prestanome». Le stesse che grazie ai clan lavorano in regime di monopolio.
MONOPOLISTI DEL GIOCO Per oltre 20 anni, la sala di Archi ha lavorato a Reggio in splendida solitudine, fatturando così oltre 10 milioni di euro all’anno. Una circostanza non casuale. Nessuno a Reggio aveva il permesso di aprire un’attività simile. Lo ha scoperto a proprie spese un imprenditore della Piana di Gioia Tauro costretto ad abbandonare il progetto a causa delle minacce del clan. Quando a Reggio si pensa di aprire una seconda sala nel quartiere Gebbione, ci sono sempre loro dietro. Per l’occasione, con l’appoggio di Carmelo Ficara.
IL MANOVALE RE DEL MATTONE Nato semplice manovale, nel giro di pochi anni Ficara è diventato costruttore e titolare di una delle imprese edili più attive su Reggio città. Solo questa mattina, i carabinieri hanno messo i sigilli a più di 120 immobili e 20 terreni edificabili, tutti riconducibili a lui e alla sua famiglia. Un patrimonio niente male per un ex muratore che ha coperto di cemento interi quartieri della città. «A Modena e Ciccarello non c’è una pietra che non sia stata spostata dalle sue imprese», sottolinea Paci.
L’OMBRA DEI DE STEFANO Tutto è possibile sotto l’ala protettrice dei De Stefano, che quando i Borghetto Zindato iniziano ad avanzare pretese sui cantieri di Ficara, apre all’imprenditore la grande prateria di Archi. «Ficara – spiega Paci – non è un associato, ma un imprenditore a disposizione del clan, perfettamente consapevole delle dinamiche criminali e tanto spregiudicato da volgerle a proprio favore». Dalla zona sud, Ficara ha iniziato a costruire ad Archi, nel giro di pochissimi anni invasa da palazzoni a sei piani. E saranno le indagini – tuttora in corso – a verificare se tutto sia avvenuto secondo le regole, o se l’ala protettrice dei De Stefano abbia protetto Ficara anche da autorizzazioni e vincoli urbanistici e paesaggistici.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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