VIBO VALENTIA «Quello che è accaduto è sicuramente grave, ma la risposta dello Stato sarà forte». Lo ha detto il procuratore della Repubblica aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, commentando con i giornalisti l’attentato di ieri a Limbadi in cuiè morto Matteo Vinci ed è rimasto gravemente ferito il padre Francesco.
«Già dal primo momento – ha aggiunto Bombardieri – i colleghi della Dda i Catanzaro e i carabinieri hanno esaminato tutta la vicenda. Per quanto riguarda il movente, non facciamo interpretazioni. Stiamo valutando tutti gli aspetti di quanto è accaduto, compreso quello della controversia legata a questioni di vicinato con persone imparentate col clan Mancuso».
Bombardieri ha presieduto una riunione per fare il punto sulle indagini cui ha partecipato il prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo, che nelle ore immediatamente successive all’attentato aveva convocato il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. “Le forze dell’Ordine – ha detto Longo – stanno lavorando col massimo impegno per fare luce su un fatto che è di una gravità inaudita».
LA MADRE DI VINCI: «NON CEDEREMO» Intanto, da Limbadi, in un’intervista alla Tgr della Regione, la madre di Matteo Vinci (nella foto) ha ricordato i contrasti per questioni di vicinato sui quali gli investigatori indagano. «In questi anni abbiamo subito soprusi di ogni genere da parte della famiglia Mancuso, che voleva a tutti costi un nostro terreno confinante con il loro. Lottiamo da anni per difendere quelli che sono i nostri diritti. Ma queste persone sono inferiori a noi e non meritano niente». Lo ha detto Rosaria Scarpulla, madre di Matteo Vinci, ucciso nell’attentato compiuto ieri a Limbadi e moglie di Francesco Vinci, rimasto ferito in modo grave nello stesso episodio, in un’intervista al Tg della Rai.
«Noi – ha aggiunto la donna – non cederemo mai e non abbiamo paura. Ed a questo punto lo faremo anche per onorare la memoria di mio figlio Matteo».
FERITO FUORI PERICOLO Restano, invece, gravi ma stazionarie le condizioni di Francesco Vinci. Il ferito è stato dichiarato fuori pericolo di vita e dovrebbe riuscire a cavarsela. Si trova ricoverato nel reparto “Grandi Ustioni” dell’ospedale di Palermo dove è giunto nella tardi serata di ieri in elisoccorso dopo un primo ricovero all’ospedale di Vibo Valentia. A permettergli di salvarsi è stato in particolare il fatto che al momento dell’esplosione la portiera della Ford Fiesta sulla quale si trovava a bordo, non è rimasta bloccata, a differenza di quella del lato guida occupato dal figlio. Francesco Vinci, scaraventato sull’erba al momento dell’esplosione, è riuscito a rotolarsi a terra, limitando parzialmente i danni provocati dalle fiamme, ma non è riuscito ad aprire la portiera per tirare fuori il figlio che è rimasto carbonizzato. Il ferito presenta ustioni di primo e secondo grado agli arti inferiori. La prognosi resta in ogni caso riservata.
MINNITI: TERRORISMO MAFIOSO «Terrorismo e mafie costituiscono entrambe minacce alla democrazia. Se qualcuno se ne fosse dimenticato, in queste ore la vicenda di Limbadi ci ricorda drammaticamente cosa sia il terrorismo mafioso». Così il ministro dell’Interno, Marco Minniti, intervenendo alla Festa della Polizia in merito all’attentato dinamitardo di Limbadi costato la vita al 42enne Matteo Vinci. «Da Ostia a Foggia non possono esserci zone franche – ha aggiunto – Lo Stato non può arretrare nemmeno per un attimo».
FERRO: «I CLAN FANNO LEVA SULLA PAURA» «Pur nella doverosa attesa degli sviluppi investigativi, credo che il terribile attentato di Limbadi voglia rappresentare un tentativo della criminalità mafiosa di attestare il proprio predominio sul territorio. Sono però convinta che un atto così eclatante più che una prova di forza sia una prova di debolezza, la reazione nervosa di una criminalità che si sente stretta alle corde dall’azione incisiva della Procura distrettuale antimafia e delle forze di polizia, che stanno portando a segno in maniera costante e mirata una attività di indagine vasta ed efficace, che sta consentendo di disarticolare le principali consorterie malavitose del territorio». Lo afferma Wanda Ferro, parlamentare di Fratelli d’Italia. «Episodi come quello che si è verificato ieri a Limbadi, con l’esplosione di un’autobomba – aggiunge – fanno apparire la Calabria come un territorio di guerra. L’obiettivo della ‘ndrangheta è proprio quello di far leva sulla paura della gente, soffocare l’economia di questa terra e uccidere la speranza dei nostri giovani. Ma non ci riuscirà: nella gente cresce la fiducia nel lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, e questa fiducia non può essere tradita dallo Stato, ma sostenuta con azioni concrete, come il potenziamento degli organici della magistratura, che negli ultimi mesi si è concretizzato grazie alla determinazione del procuratore Gratteri, ma che necessita di altri innesti negli uffici giudiziari vibonesi, e con l’ulteriore rafforzamento delle forze dell’ordine, che se da un lato possono vantare un eccellente livello qualitativo della polizia giudiziaria, dall’altro necessitano di personale, mezzi e risorse per una capillare ed efficiente attività di controllo del territorio. Dovrà essere questo – conclude la Ferro – un impegno prioritario del governo».
M5S: «PRESENZA DELLO STATO SIA TANGIBILE» «Riteniamo gravi e preoccupanti i fatti accaduti nel pomeriggio di ieri a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia». Così tutti i parlamentari calabresi del MoVimento 5 Stelle in merito all’autobomba in cui ha perso la vita il quarantaduenne Matteo Vinci.
«Se fosse confermato in queste ore, così come sembra, il metodo dell’autobomba – aggiungono – si tratterebbe, evidentemente, di un “omicidio eccellente”. Il quadro delle indagini non è ancora chiaro e riteniamo doveroso attendere con cautela il responso degli organi inquirenti. Nel frattempo è importante tenere alta la guardia sul territorio affinché non rimanga isolato e quindi fertile alla prepotenza ‘ndranghetista. In questo senso accogliamo con favore il potenziamento della locale Squadra mobile disposto dal procuratore Gratteri».
«La presenza dello Stato su questi territori caldi – dicono ancora i parlamentari calabresi M5S – deve essere tangibile. Una crescente attenzione da parte delle Istituzioni, in termini di investimenti, sostegno alle forze dell’ordine e politiche sociali, potrebbe concretamente allontanare l’ombra ingombrante della mafia nel Vibonese».
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