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Field, chiuse le indagini: soldi a pioggia per i collaboratori di Barile

Nuovo capitolo nello sprofondo della Fondazione regionale. Più di 18mila euro sarebbero finiti sul conto di Sarcone. Altri 42mila su quelli di Ferrari. Entrambi professionisti che avevano rapporti …

Pubblicato il: 10/04/2018 – 17:34
Field, chiuse le indagini: soldi a pioggia per i collaboratori di Barile

CATANZARO Più di 18mila euro “partiti” senza una ragione dalle casse della Fondazione Field e finiti sul conto di Attilio Sarcone; mentre 42mila sono quelli finiti sul conto di Roberto Ferrari. Entrambi professionisti che con l’ente in house della Regione non c’entrano nulla ma avevano «rapporti personali e di lavoro con Domenico Barile».
Sono le parole che i magistrati della Procura di Catanzaro utilizzano nel decreto di chiusura delle indagini che segna un nuovo capitolo nello sprofondo della Fondazione guidata – ai tempi della giunta Scopelliti – dall’ex politico cosentino. Soldi che, come specifica la Procura, sono tutti “capitale regionale” e che hanno portato a un filone di inchiesta diverso rispetto a quello che ha spinto Domenico Barile al patteggiamento di una condanna a due anni e 10 mesi per la sottrazione di 500mila euro dal capitale sociale dell’ente. La sottrazione indebita dei fondi, stando alla ricostruzione dell’accusa, è molto simile: Field sarebbe stata utilizzata come un bancomat, per sé e per gli amici. Per tutti gli indagati – sono otto – l’accusa è di peculato.
Nei guai sono finiti Domenico Barile, Lucio Marrello (ex direttore amministrativo), Attilio Sarcone, Roberto Ferrari, Raffaele Manfredi, Sergio De Marco, Onofrio Maragò e Alfio Pisani.
L’ipotesi è che Barile abbia utilizzato i fondi regionali anche per pagare i propri debiti. Quelli cha aveva con Ferrari, ad esempio, che secondo i magistrati «aveva effettuato lavori presso alberghi di proprietà di Barile». In cambio, l’uomo avrebbe stipulato due contratti di lavoro di un anno con Field (uno nel 2011, l’altro tra il 2012 e il 2013).
A spulciare la tabella prodotta nella fase delle indagini preliminari salta subito agli occhi come buona parte dei fondi siano finiti in viaggi, hotel di lusso, seminari e ovviamente pubblicità per lasciare una sorta di traccia di quanto prodotto nelle stanze degli alberghi. Il tutto ornato da piante e fiori con ogni probabilità suggeriti dai professionisti ai quali venivano affidate le consulenze. Viaggi e soggiorni per 67mila euro il tutto, è scritto nell’avviso di conclusione delle indagini, «senza nessuna documentazione giustificativa a supporto». Più di 11mila euro finiscono invece spesi in alberghi. Di questi 2mila 517 sono stati pagati anche al Nord Hotel di Rende di proprietà di Barile. Pernottamenti nel proprio albergo a spese dei contribuenti: la fantasia di certo non mancava. Così come non sono mancate puntatine al 501 di Vibo Valentia (628 euro), all’hotel Mercure Cicolelle di Foggia (240 euro), al Mirabeau Park hotel di Gasperina (781 euro per ristorante e sala convegni). E a Roma, all’hotel Tiburtina (oltre mille euro), all’hotel Adriano (566 euro) e al Massimo D’Azeglio (due occasione per un totale di 4.688 euro). E le cifre non sono certo da meno per quanto riguarda la ristorazione. Pranzi, cene, coffee break e light lunch per 15mila 587 euro ai Due Mari di Tiriolo il restante di un totale di 25mila euro diviso invece nei ristoranti tra Rende e Catanzaro Lido. In due anni gli euro spesi in carburante sono 46mila, mentre gli «approfondimenti tematiche riforma enti in house della regione Calabria» costano poco più di 9 mila euro; a dividerseli sono Mario Martelli e Fiammetta Mignella Calvosa.
A questo c’è da aggiungere una serie di costi che la magistratura chiama “spese varie” che ammontano a 25mila euro. Sono i soldi dati a chi si occupava della promozione degli eventi. Agenzia Contatto (17.091 euro ); Associazione obiettivo impresa (7.000 euro); Coem srl (3.025 euro ); Network Pubblicità (2.920 euro) in fine 847 euro all’associazione culturale Le Pleadi.

mi.pr.

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