VIBO VALENTIA È stato utilizzato un radiocomando a distanza per far esplodere la bomba che lunedì scorso, in località “Cervolaro” di Limbadi, ha provocato la morte di Matteo Vinci, di 42 anni, e il ferimento del padre, Francesco, di 73. Lo si apprende da fonti investigative secondo le quali, in ordine alla natura dell’ordigno, collocato sotto la vettura dei Vinci, si esclude l’utilizzo di tritolo privilegiando, invece, quello di un’altra particolare miscela.
Ulteriori approfonditi esami per risalire all’esplosivo utilizzato sono in corso da parte degli artificieri dei carabinieri.
La bomba che ha dilaniato il corpo di Vinci è stata posizionata all’altezza del sedile lato guida sul fondo della Ford Fiesta intestata alla vittima.
Stamani è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Matteo Vinci disposta dalla Procura distrettuale e affidata all’anatomopatologa Katiuscia Bisogni.
UN MESE PER SBLOCCARE LA SALMA Sarà necessario almeno un mese perché possano essere celebrati i funerali di Matteo Vinci, il 42enne morto lunedì pomeriggio a Limbadi per l’esplosione della bomba collocata sotto la sua autovettura nella quale è rimasto ferito il padre, Francesco, di 73 anni. Lo sblocco della salma, con la consegna ai familiari, è impedito, infatti, dalla necessità di effettuare ulteriori esami clinici e tecnici finalizzati ad individuare la tipologia esatta di esplosivo utilizzato per confezionare l’ordigno, azionato con un radiocomando a distanza. L’autopsia sul cadavere di Matteo Vinci, eseguita stamattina, si é protratta per circa tre ore e mezza, ma gli accertamenti medico-legali proseguiranno nei prossimi giorni, presumibilmente con il supporto di uno specialista. Migliorano, intanto, le condizioni di Francesco Vinci, ricoverato nel Centro grandi ustionati di Palermo. Anche se i medici non hanno ancora sciolto la prognosi, Vinci, secondo quanto ha riferito l’avvocato Giuseppe De Pace, legale della famiglia, non sarebbe più in pericolo di vita.
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