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Il progetto cancellato può costare alla Regione tre milioni

La citazione per il definanziamento di Business Ideas arriva davanti al Tribunale il 16 aprile. Storia di un paradosso politico-burocratico. E di una delibera molto strana. Segnalata anche alla Cor…

Pubblicato il: 11/04/2018 – 11:07
Il progetto cancellato può costare alla Regione tre milioni

CATANZARO Due anni per aggiudicare una gara, poi la firma del contratto, l’emissione della prima fattura. E, infine, il definanziamento del progetto. La storia di Business Ideas, progetto pensato per studenti dai 16 ai 28 anni, è tutta un paradosso. Ma rischia di diventare un paradosso molto costoso: la ditta che si era aggiudicata la gara, infatti, chiede alla Regione Calabria 3,3 milioni di euro. Prossima tappa, la prima udienza al Tribunale di Catanzaro: è fissata al 16 aprile, a tredici mesi dalla citazione firmata da Isim, la ditta catanzarese a capo del raggruppamento di imprese che avrebbe dovuto realizzare Business Ideas. È quella la data da cerchiare in rosso per la burocrazia della Cittadella. Che ci ha messo un certo impegno per propiziare un esito traumatico della vicenda.
DUE ANNI PER LA GARA Business Ideas nasce l’11 marzo 2013. Il costo dell’appalto è di 7 milioni; la gara dura tanto, tantissimo. L’aggiudicazione definitiva avviene ben due anni dopo, il 22 giugno 2015 per un importo complessivo di 6,5 milioni, Iva inclusa. Passano quasi altri 5 mesi per la stipula del contratto, il 4 novembre 2015. Il 12 novembre 2015 il raggruppamento di imprese vincitore emette la prima fattura, mai contestata dalla Regione. I fondi ci sono: lo stabilisce una delibera di giunta regionale. La copertura finanziaria viene definita nell’ambito del Piano di Azione coesione, dunque non c’è bisogno di produrre spesa certificata al 31 dicembre 2015.
IL PROGETTO SPARISCE Sembra procedere tutto per il verso giusto. All’improvviso, però, arriva una doccia fredda. Un’altra delibera di giunta, dell’1 dicembre 2015 ma pubblicata sul Bollettino ufficiale quasi tre mesi dopo, definanzia il progetto su richiesta del governatore Oliverio e dell’allora direttore generale del dipartimento Programmazione, Paolo Praticò.
UNA STRANA DELIBERA L’atto non è chiarissimo riguardo ai motivi dello stop. Si limita a specificare che «è possibile definanziare l’azione Business». La delibera attesta, tra l’altro, che «i dirigenti generali dei dipartimenti proponenti (cioè Programmazione e Lavoro, ndr), sulla scorta dell’istruttoria attestano la regolarità amministrativa effettuata, nonché la legittimità della deliberazione e la sua conformità». Tutto regolare? C’è – sempre secondo Isim – qualche dubbio, visto che la delibera parla di dipartimenti proponenti, al plurale, ma l’unica firma che appare è quella del dg della Programmazione, mentre non c’è quella dell’allora manager del dipartimento Lavoro Antonio De Marco.
LO STRAPPO Cosa è successo? La risposta va trovata tra due passaggi fondamentali. Il primo: il 12 novembre 2015 l’esecutivo guidato da Mario Oliverio approva la scheda che contiene l’idea progettuale. Lo fa all’unanimità. Il secondo: il primo dicembre, il Piano finanziario viene rimodulato. Il maquillage politico-burocratico proposto dal governatore depenna due progetti: la metropolitana Catanzaro-Germaneto (ma i 145 milioni di euro troveranno spazio nel nuovo Por) e Business Ideas. È in quei venti giorni che il governatore decide che qualcosa non quadra. Anche se la gara è passata indenne attraverso le forche caudine di un ricorso al Tar (proposto da Promidea), anche se il contratto è stato rinegoziato – per un errore materiale – e poi firmato. È in quei venti giorni che si deve cercare una singolarità, un punto di rottura nel flusso degli atti e delle comunicazioni. 
L’evento, a dire il vero, è piuttosto noto nei corridoi del dipartimento Lavoro e ai piani alti della Cittadella. «L’arrabbiatura di Oliverio? Una di quelle da ricordare», dicono. Dopo l’approvazione delle schede, infatti, al presidente della giunta regionale arriva una segnalazione su quella gara già conclusa. E lui, nonostante avesse, di fatto, firmato la scheda che la riguardava (con il sì alla delibera di giunta), non la prende bene. «Non ne sapevo nulla», dice alla burocrazia in un incontro molto teso.
ATTI ALLA CORTE DEI CONTI Ora tutte queste singolarità arriveranno davanti a un giudice. E la regione rischia di rimetterci 3,3 milioni di euro. Per non parlare della postilla contenuta nella citazione in giudizio: Isim chiede che il Tribunale disponga «la trasmissione degli atti e, poi, dell’emananda sentenza al procuratore regionale della Corte dei Conti affinché promuova l’eventuale procedimento di responsabilità per danno erariale». Anche per questo il 16 aprile potrebbe non essere una data come un’altra.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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