Ultimo aggiornamento alle 9:04
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Uccisa a bastonate a Bisignano, «spero non sia stato mio padre»

Eugenio Barbieri sentito in udienza per l’omicidio della madre Carmela Paffile. Secondo gli inquirenti il delitto sarebbe avvenuto al culmine di una lite. Il precedente del 1988

Pubblicato il: 11/04/2018 – 18:16
Uccisa a bastonate a Bisignano, «spero non sia stato mio padre»

COSENZA «Io spero che mio padre non abbia ucciso mia madre». Lo sguardo di Giuseppe Barbieri è fisso sul foglio della dichiarazione a dire tutta la verità che si trova sul banco dei testimoni. Conclude con queste parole la serie di risposte che fornisce al pubblico ministero e alla giuria togata e popolare della corte d’Assise di Cosenza. Viene ascoltato nella fase dibattimentale del processo per l’omicidio di Carmela Paffile, sua madre, morta a fine giugno del 2014. Al termine dell’indagine venne iscritto nel registro degli indagati Eugenio Barbieri, ad oggi unico imputato. Quello che sembrava essere un tragico incidente domestico si trasformò con il tempo nell’ipotesi di un delitto. I coniugi Barbieri-Paffile hanno creato negli anni una famiglia numerosa. Sette figli, tre dei quali vivono nella provincia di Cosenza, il restante diviso tra Svizzera e Australia. Gli unici a testimoniare sono quelli che hanno poi fornito agli inquirenti gli spunti per condurre le indagini. Nonostante i quattro anni, nelle parole dei fratelli che si sono avvicendati al banco dei testimoni il racconto è univoco: i rapporti tra madre e padre non erano mai stati rosei, la tranquillità familiare veniva turbata spesso, trenta anni prima un colpo alla testa con un ferro scagliato da Eugenio Barbieri mandò la moglie in coma. L’imputato guarda e ascolta il figlio testimoniare mentre è seduto tra i banchi dell’aula. Non è detenuto per motivi d’età ma assiste al processo. Gli indizi sulla morte della moglie portano a lui così come una serie di allarmi sparsi qua e là dalla signora Carmela Paffile ritrovata in fin di vita nella sua abitazione di contrada Frassia, a Bisignano. Morirà dopo un tentativo disperato di rianimazione, lasciando sette figli, i nipoti e una serie di interrogativi finiti poi direttamente in un fascicolo della Procura. Quello che racconta Giuseppe Barbieri è un rapporto tra padre e madre che non è mai stato tranquillo. C’è un precedente. Risale al 1988 quando Eugenio Barbieri, colpendo la moglie con un ferro in testa, la mandò in coma. I figli non si costituirono parti civili in quel processo dal quale arrivò la condanna per Barbieri e una misura restrittiva nei confronti della moglie. «Alcuni pensano che sia stato lui – dice il figlio riferendosi al padre –non sarebbe la prima volta che la colpiva». 
Carmela Paffile oltre che con le sue vicine spesso si confidava con la moglie del figlio Umile. Lidia Toscano, chiamata come testimone dall’accusa, racconta come la suocera nella settimana in cui perse la vita (il 29 giugno del 2014, ndr) fosse molto agitata. «Mi raccontò che disse alla vicina che il marito gli tirava delle pietre dal balcone, la disturbava con della musica ad alto volume e con delle chiamate anonime nel cuore della notte». Marito e moglie, entrambi anziani, abitavano nella stessa casa a due piani diversi. «Ai figli – prosegue la donna – mia suocera non raccontava molto, perché il padre minacciava di denunciarli. Lei amava i suoi figli al punto che perdonò più volte suo marito». 
La testimonianza della donna, per il pubblico ministero, serve soprattutto per far rivivere le memorie della defunta. «Mia suocera (non la chiama mai Carmela, ndr) mi raccontò molti episodi di maltrattamento. Una volta mi disse che tenendogli le braccia indietro, suo marito gli tirò un calcio nelle ginocchia. La chiamava sempre con nomignoli brutti. Ma nonostante tutto l’ho sempre accolto in casa mia finché non è successo tutto quello per cui oggi siamo qui». La domenica di sangue, nella piccola frazione di Bisignano, è stata poi ricostruita dal maresciallo Vincenzo Ricci. Le parti si ritroveranno a fine maggio per ascoltare i consulenti che hanno ricostruito la dinamica del delitto. La donna uccisa da una bastonata in testa, sarebbe stata poi trasportata vicino alle scale in modo tale da far sembrare tutto un incidente.

Michele Presta

m.presta@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x