ACRI Avrebbe minacciato e sfruttato per mesi due cittadini afghani e un rumeno. Con quest’accusa un 52enne di Acri, titolare di un’azienda edile, è stato arrestato dai carabinieri. L’uomo, infatti, approfittando del loro stato di bisogno li avrebbe sfruttati quotidianamente per otto mesi, da maggio 2007 a gennaio 2018, facendoli lavorare per 14 ore, 7 giorni su 7, dalle 5 del mattino alle 19 di sera, con una sola pausa verso le ore 13 per consumare un frugale pasto adagiati a terra.
Le indagini sono state avviate a seguito dell’aggressione subita da uno dei due ragazzi afghani, un 23enne, il quale, nel pomeriggio del 6 gennaio 2018, si era recato presso l’abitazione del suo datore di lavoro chiedendo la paga spettante. L’uomo, non tollerando la sfrontatezza del ragazzo nell’avanzare la richiesta, rispondeva con insulti, minacce e, successivamente, all’insistenza del giovane, si armava di badile e lo aggrediva violentemente colpendolo al cranio e lasciandolo esanime in una pozza di sangue. Il tempestivo intervento dei Carabinieri della Stazione di Acri consentiva di salvare la vita al giovane che, a causa del grave trauma cranico subito, veniva sottoposto a cure intensive dai sanitari dell’Ospedale di Acri prima e di Castrovillari poi.
I successivi accertamenti dei militari dell’Arma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cosenza, portavano alla luce la grave situazione che ormai durava da mesi. Secondo quanto ricostruito a seguito delle serrate indagini, il 52enne, titolare di un’impresa individuale, dal mese di maggio 2017, sfruttava, quale manodopera in “nero”, i tre giovani impiegandoli, con orari massacranti e senza giorni di riposo, in lavori edili, nella coltivazione dei campi e nella custodia di animali, il tutto nella più totale assenza di indumenti di lavoro idonei ed apparecchiature mediche in caso di infortunio.
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