«Raccontando il punto di vista delle undici donne che hanno vissuto in periodi storici assai significativi per la nascita della democrazia e la conquista dei diritti, avete fatto un ottimo lavoro. È stata non solo una scelta fortunata, ma anche un efficace espediente narrativo per ricordare come il blocco latifondista, anche in Calabria, impedì lo sviluppo. È attraverso la storia di queste undici donne che emerge la Calabria, la volontà di coesione che si respirava nel dopoguerra, l’idea positiva di cambiamento, l’orgoglio per la propria terra e ovviamente colpisce, in contrasto, come quelle spinte e scelte si siano appannate nel corso del tempo». L’ha detto la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, a Claudio Cavaliere, Bruno Gemelli e Romano Pitaro, autori del libro “L’ape furibonda” (undici donne di carattere in Calabria) edito da Rubbettino e di cui Susanna Camusso ha curato la prefazione. Incontrando giovedì gli autori a Gioia Tauro sulle terre confiscate alla mafia e gestite dalla cooperativa “Valle del Marro”, Susanna Camusso, accompagnata dal segretario Cgil-Calabria Angelo Sposato, ha aggiunto: «L’Ape furibonda è un buon lavoro, non solo perché toglie dall’oblio donne che meritano di essere conosciute soprattutto dalle nuove generazioni, ma anche perché veicola, con le storie raccontate nel libro, l’immagine di una regione che ha bisogno di più attenzione. La Calabria non è solo terra di frontiera e di problemi, ma anche di spiriti forti, pensiero e cultura, impegno civico e morale. È un libro – ha concluso Camusso – che dimostra che, se si vuole raccontare la storia politica e sociale, si deve parlare anche delle donne. Dimostra che senza il loro punto di vista, si racconta solo una parzialità mutilata di tanta ricchezza».
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