Il servizio della Rai/Nemo sulla miseria e sul degrado a Cosenza dovrebbe stimolare soprattutto una riflessione sulle condizioni in cui vivono migliaia di persone in stato di povertà e di disagio estremo, sui quartieri degradati che non sono solo a Cosenza ma in tutto il Paese.
Numerose persone sono in grave pericolo di vita perché abitano in case che rischiano di crollare. Non è un problema che può risolvere da sola un’amministrazione comunale, ma il contrasto alla povertà e il diritto ad una casa sicura dovrebbe essere una priorità nelle politiche di tutte le istituzioni ad ogni livello.
Ci sono cittadini che vivono in situazioni di grande difficoltà, persone anziane o disabili su una sedia a rotelle che abitano in case popolari che sono in gran parte senza ascensori per cui sono confinati in casa, persone con pensioni inferiori anche a 500 euro al mese.
E’ una realtà che non può essere nascosta ed ignorata o addirittura sostenere che è inesistente. Ricordo che fino a pochi anni fa si disconosceva anche l’esistenza della mafia al Nord o la crisi, e c’era chi sosteneva che i ristoranti erano pieni.
L’area del disagio è invece molto più ampia di quella mostrata nella trasmissione. Basta leggere i dati Istat che sono allarmanti soprattutto in Calabria, dove le persone in cerca di occupazione sono pari a circa 150.000 unità, più gli inattivi che non cercano più lavoro per sfiducia, mentre il 39% delle persone nel 2016 hanno vissuto al di sotto della soglia di povertà.
Nel centro storico di Cosenza il Comune ha effettuato numerosi interventi di recupero su immobili pubblici, è stata approvata una delibera Cipe che prevede uno stanziamento di 90 milioni di euro per il suo recupero, è stato approvato dal governo nazionale anche un reddito minimo in Italia che in pochi rivendicano, con uno stanziamento che andrebbe di molto aumentato, sono stati approvati interventi per favorire una ancora debole ripresa.
I problemi da affrontare soprattutto nel Mezzogiorno sono pero’ enormi, aggravati dalla più grande crisi economica dal dopoguerra.
Il tema delle priorità nella scelta degli investimenti pubblici va posto con urgenza. C’è sicuramente da utilizzare meglio una spesa pubblica che in Italia è pari ad 800 miliardi per favorire sviluppo e occupazione, per attrarre investimenti e flussi turistici, ma anche per affrontare con più efficacia i temi del disagio, dell’inclusione sociale e del contrasto alla povertà, garantendo condizioni di vita dignitose a tutti ed evitando sprechi e privilegi assurdi e disuguaglianze inaccettabili.
Obiettivi questi che non possono essere considerati di secondo livello da parte di nessuna amministrazione pubblica nazionale, regionale o locale.
x
x