COSENZA «Costruita nel 1943 mentre gli inglesi ci bombardano e ci intimano alla resa incondizionata». Il tratto di matita è calcato su di un foglio di legno ingiallito dal tempo. La firma è di Francesco Lamanna e porta la data del due maggio 1943. I lavori del primo restauro del portone della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Donnici Inferiore sanciscono la fine di un’epoca: quella della seconda guerra mondiale e dell’occupazione nazista; i lavori di oggi invece portano alla luce il “testamento” di due falegnami che nei giorni in cui Cosenza fa per la prima volta i conti con la guerra erano impegnati a costruire luoghi di pace.
https://www.youtube.com/watch?v=n1vmP8tEPh4&feature=youtu.be
L’incisione è stata custodita fino a qualche giorno fa dallo smalto che ripara il legno dalle intemperie climatiche. È spuntata fuori nel corso dei lavori di restauro mentre i giornali e le tv di tutto il mondo parlano di una nuova guerra. Il portone della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Donnici Inferiore (piccola frazione di Cosenza) ha custodito per settantacinque anni l’ardito sentimento di pace di due falegnami che la guerra con ogni probabilità fino ai tumultuosi giorni di aprile l’avranno vissuta solo grazie agli annunci della radio.
Il due maggio del 1943 gli artigiani scrivono in corsivo il loro memoriale per le generazioni future. Due settimane prima (il 12 aprile del 1943) gli anglo-americani portano la guerra in riva al Crati. Le bombe sganciate dagli aerei della Raf uccidono 163 persone, di queste 5 sono bambini all’uscita della scuola nel rione dello Spirito Santo. I cosentini scoprono l’orrore della guerra quando una bomba colpisce il teatro di tradizione Alfonso Rendano e quando alle idi di settembre il fuoco di un’esplosione distrugge completamente la chiesa del Santissimo Crocifisso della Riforma. I tumulti delle bombe in città probabilmente arrivano come un’eco alle orecchie di Francesco Lamanna e del suo collega che in quei giorni di primavera lavorano al portone della chiesa che oggi si trova lungo la strada provinciale che collega la zona Sud con la città. Nessuno sapeva della piccola incisione sull’ampio portone che permette l’ingresso nella chiesa costruita tra la fine dell’ottocento e i primi anni del novecento. I due falegnami alla storia consegnano la voglia di costruire quando tutto sta per essere distrutto.
Michele Presta
m.presta@corrierecal.it
x
x