RENDE Le 15 e 30 di giovedì 19 aprile potrebbero segnare le sorti del Diatic (dipartimento di ingegneria per l’ambiente e il territorio e ingegneria chimica) dell’Università della Calabria. Il rettore Gino Crisci (nella foto) ha convocato il consiglio di amministrazione per mettere ai voti la chiusura del dipartimento. Secondo i 29 docenti sarebbe la prima volta che in Italia si procede alla chiusura di un dipartimento. C’è un precedente: il voto contrario del Senato accademico, ma nonostante l’indicazione dei senatori, il rettore procede per la sua strada. L’essere andato “sotto” al Senato non ha intaccato l’idea di mettere fine all’esperienza del Diatic. In totale ci sono, oltre ai docenti, 700 studenti. In base alle statistiche che cita il direttore del dipartimento Girolamo Giordano, il 97% degli studenti laureati in Ingegneria chimica trova lavoro dopo la laurea così come circa il 90% dei laureati in Ingegneria per l’ambiente e il territorio.
ELEZIONI E DIPARTIMENTI «Possiamo fare ricorso contro gli atti, non contro la volontà». Giordano aspetta l’esito delle consultazioni nel consiglio di amministrazione. Oltre all’opposizione del Senato accademico ci sono in seno al cda le posizioni di alcuni membri che non convincono il corpo docente. Una su tutte quella dell’imprenditrice Gloria Tenuta, nei confronti della quale più volte si sarebbe palesata la necessità di rimuoverla dall’incarico viste le oltre dieci assenze alla riunione di consiglio, contro un minimo di tre consentite.
«Quello che si sta verificando nei confronti del dipartimento è un attacco democratico – aggiunge Girolamo Giordano – vengono meno quelli che sono i parametri minimi di confronto e di scelta. Di questa decisione del rettore io non sono mai stato informato, né tantomeno ne abbiamo discusso». Ci sono soldi in ballo, oltre 2 milioni di euro, che il dipartimento si è aggiudicato con gli ultimi bandi. La fine dei soldi a dipartimento chiuso non è ancora ben chiara, così come non sarebbero chiare le procedure amministrative e burocratiche da mettere in atto nel momento in cui si mette fine all’esperienza di un dipartimento.
«Io godo del diritto di elettorato passivo e diritto di elettorato attivo – spiega il direttore del Diatic – se si chiude il dipartimento alle elezioni io perderei questo diritto e in modo illegittimo visto che non avrei proprio il tempo di poter presentare la documentazione di una eventuale candidatura». A beneficiare della chiusura del dipartimento del Diatic potrebbe essere quello guidato dal prorettore Domenico Sacca, il Dimes (Dipartimento di ingegneria informatica, modellistica, elettronica e sistemistica), calcoli che fanno i docenti del dipartimento e che però necessariamente non possono che innescare la curiosità della politica.
L’ATTACCO 5 STELLE «Il rettore dell’Università della Calabria, Gino Crisci, rispetti il ruolo degli organi collegiali e non tocchi il Diatic, dato che il Senato accademico dell’ateneo ha bocciato a maggioranza il suo assurdo progetto di chiuderlo». Lo afferma, in una nota, la senatrice M5S Bianca Laura Granato, della commissione istruzione, che aggiunge: «Crisci ignora volutamente che la democrazia ha delle regole e che il Senato accademico è organismo elettivo, al contrario del Consiglio di amministrazione dell’università, stranamente chiamato dal rettore ad affrontare la questione della proposta chiusura del dipartimento, che a questo punto è pratica archiviata». Per la senatrice, Crisci dovrebbe dimettersi visto che ha già abusato del suo ruolo istituzionale schierandosi apertamente a favore della riforma della Costituzione, dettata a Renzi e Boschi. «Utilizzerò – conclude Granato – tutti gli strumenti parlamentari e politici disponibili per fermare eventuali abusi in questa vicenda, al fine di difendere il Dipartimento per l’ambiente e il territorio e ingegneria chimica, che deve continuare a produrre sapere e professionisti qualificati».
Michele Presta
m.presta@corrierecal.it
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