COSENZA Uno spettro si aggira per la Calabria. Uno spauracchio che, dopo aver fatto il pieno di consensi alle ultime politiche, terrorizza l’intero sistema dei “vecchi” partiti. Tutti, a destra come a sinistra, si stanno organizzando (almeno, tentano) per cercare di ostacolare l’avanzata prepotente del M5S, che ora punta dritto alla conquista della Regione.
Le condizioni politiche sono radicalmente diverse rispetto al 2014, quando i pentastellati non riuscirono a eleggere nemmeno un consigliere per via dello strapotere della corazzata di Oliverio e della performance comunque solida del centrodestra di Wanda Ferro. Ora è cambiato tutto: il Movimento è più strutturato nel territorio, tra un anno potrebbe trovare un premier amico a Palazzo Chigi e, soprattutto, può contare sull’apporto elettorale di un esercito di 18 parlamentari, gli ultimi eletti, molti dei quali capaci di “pescare” voti anche al di fuori del tradizionale bacino grillino. La svolta impressa da Di Maio, che alle ultime politiche ha aperto le porte anche agli esponenti della cosiddetta società civile, è destinata dunque ad avere effetti anche in Calabria. Il Movimento, inoltre, ha già fatto breccia in diversi settori dell’associazionismo regionale (acclarate le simpatie della sigla degli emodanneggiati, che conta circa 1.300 iscritti) e della sanità, tra medici, infermieri e operatori socio-sanitari da tempo inseriti nelle (quasi immobili) graduatorie a scorrimento. Le adesioni al progetto grillino, giurano gli addetti ai lavori, sono destinate a crescere ulteriormente.
I POSSIBILI CANDIDATI I dirigenti della partitocrazia regionale hanno già annusato il pericolo e stanno cercando di correre ai ripari con la creazione di formazioni civiche, in teoria più adatte ad arginare la possibile nuova ondata «populistica» dei 5 stelle. Che stavolta fanno davvero sul serio. Ma chi potrà essere il candidato governatore dei grillini? Tutte le indiscrezioni, al momento, portano a un nome: Laura Ferrara (foto). Profilo moderato, reduce dal successo del 4 marzo in qualità di coordinatrice della campagna elettorale, l’europarlamentare sembra avere le carte in regola per ambire al ruolo. Giocano a suo favore altri fattori: il suo mandato a Bruxelles scade proprio nel 2019 e gli altri big calabresi – i parlamentari Nicola Morra, Federica Dieni, Paolo Parentela e Dalila Nesci – sono stati appena rieletti e non potranno e vorranno essere della partita. Ferrara, tra l’altro, nell’ultima campagna elettorale ha rinsaldato l’asse con Morra che, oltre a essere stato il calabrese più votato alle ultime parlamentarie online, negli ultimi anni ha avuto un ruolo di primo piano nella scelta dei candidati alle comunali di Cosenza e Crotone e alle politiche 2018. Pare sia stato proprio lui a “imporre” il nome della neo deputata “esterna” Anna Laura Orrico, molto vicina all’imprenditore Pippo Callipo in virtù di passate esperienze professionali. E il “re del tonno”, già candidato governatore nel 2010, secondo i bene informati potrebbe anche rientrare nei piani di Morra, qualora la Ferrara decidesse di mettersi in gioco per un secondo giro al Parlamento europeo. Per ora sarebbe soltanto un’ipotesi, anche se le trattative sarebbero già state avviate da tempo.
I NON ORTODOSSI Ma a coltivare il desiderio di arrivare al decimo piano della Cittadella ci sarebbero altri grillini non ortodossi. Un pensierino l’avrebbe fatto anche il testimone di giustizia calabrese Pino Masciari, che lo scorso marzo, da candidato al Senato, ha mancato l’elezione in Piemonte. Un altro nome che circola è quello del prof dell’Università Mediterranea Domenico Gattuso, anche lui candidato nel 2014 alla presidenza della Regione con la lista di sinistra “L’Altra Calabria”. Il docente di ingegneria – apprezzato in particolar modo da Parentela – non è organico ai 5 stelle, ma una sua eventuale discesa in campo sarebbe possibile proprio per via delle ultime modifiche allo statuto, che prevedono la possibilità di schierare anche personalità di prestigio non iscritte al Movimento.
La parola finale sul candidato governatore, così come avvenuto per i collegi uninominali alle politiche, spetterà ancora una volta al capo politico (sarà ancora Di Maio nel 2019?). Gli aspiranti consiglieri, invece, dovranno passare per le forche caudine delle Regionarie in rete.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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