CATANZARO Hanno seguito il governatore nelle cucine di “Pecco”, il ristorante inaugurato martedì scorso negli spazi della Cittadella regionale. Perché saranno pure “invisibili”, ma vogliono farsi sentire. A Mario Oliverio hanno consegnato un piccolo dossier prima della partenza per il tour istituzionale in Argentina. Sono documenti che raccontano il paradosso del voto per il rinnovo della rappresentanza sindacale alla Regione (potete leggere qui il primo servizio sulla vicenda). Un paradosso racchiuso nell’atteggiamento dell’amministrazione rispetto a un gruppo di circa 300 lavoratori ai quali nel 2018 è stato negato il diritto di voto concesso nel 2015. E senza che il loro contratto cambiasse di una virgola. Per Cgil e Cisl è tutto regolare (i sindacati lo hanno spiegato qui), e per di più concordato in un’assemblea con i lavoratori di Calabria Lavoro. Ma la protesta non si è spenta, tutt’altro. «Abbiamo subito manifestato il nostro disappunto ai sindacati quando abbiamo saputo che non avremmo potuto esercitare il diritto di voto negli uffici regionali dove quotidianamente svolgiamo la nostra attività per la Regione. A tutti i sindacati, anche alla Cgil e alla Cisl», ci dice un gruppo di lavoratori. «Abbiamo anche chiesto il perché di questo cambio di rotta, visto che nel 2015 abbiamo votato e nel 2018 non abbiamo potuto, pur trovandoci nella medesima situazione giuridica, senza ricevere nessuna risposta».
2018: IL “NO” DEL DIPARTIMENTO C’è qualche novità, rispetto alle schermaglie dei giorni scorsi. E non si tratta soltanto del tentativo (riuscito) di rivolgersi al governatore Oliverio. La novità formale è una comunicazione – ancorché non protocollata – del dipartimento Organizzazione e Risorse umane della Regione. Che, dopo un incontro con una delegazione di “invisibili” ha respinto al mittente le richieste di partecipare alle elezioni (che si concludono giovedì) spiegando che «per comprendere che il diritto di votare alle elezioni Rsu non può essere riconosciuto ai dipendenti di Azienda Calabria Lavoro sia con contratto di lavoro a tempo determinato che a termine, sarebbe stato sufficiente leggere lo Statuto del medesimo ente,che all’articolo 1 recita: “L’azienda Calabria Lavoro … è ente pubblico economico, strumentale della Regione». Tanto basterebbe per il dirigente generale Bruno Zito e la dirigente di settore Roberta Cardamone.
2015: IL “SÌ” DEL DIPARTIMENTO Giusto per evidenziare la madre di tutti i paradossi, i dipendenti “invisibili” hanno consegnato anche a Oliverio, nel loro piccolo dossier, un documento che risale al 2015, nel quale la burocrazia regionale conferma che i dipendenti di Calabria Lavoro all’epoca potevano votare. Questo il passaggio evidenziato che nasce dalle valutazioni giuridiche di un altro dirigente, Sergio Tassone: la Regione «ritiene che il riconoscimento del diritto di elettorato attivo al personale dipendente di Azienda Calabria Lavoro sia legittimo (…) per le seguenti motivazioni: 1) Si tratta di personale utilizzato in virtù di apposite convenzioni stipulate tra i vari dipartimenti regionali e il rappresentante legale di Azienda Calabria Lavoro; 2) Si tratta di personale a tempo determinato cui è stato applicato il contratto Regioni autonomie locale». Ecco: il contratto è lo stesso ma nel 2018 i dipendenti non possono votare. Anche se sul documento che ribadisce il “no” non c’è la firma del manager Tassone, è difficile pensare che il dipartimento lo abbia prodotto senza aggiornarlo. Dunque i paradossi restano, anzi aumentano di numero.
«RSU A CALABRIA LAVORO» L’ultimo è apparso sulla bacheca di Calabria Lavoro. Si intitola “Elezioni Rsu Azienda Calabria Lavoro” ed è firmato da Cgil e Cisl. I due sindacati ritengono «urgente e necessaria» la costituzione della Rsu dei dipendenti di Azienda Calabria Lavoro e «hanno sottoscritto un protocollo contenente le procedure elettorali prevedendone il contemporaneo svolgimento in occasione del rinnovo del pubblico impiego e quindi nei giorni 17/18/19 aprile». Tale scelta «è stata anche condivisa con i lavoratori nel corso di un’assemblea del personale, per cui desta meraviglia di tale cambio di rotta, ancorché nelle date stabilite nessuno dei lavoratori ha manifestato l’intenzione di candidarsi in nessuna delle liste abilitate ai sensi della normativa contrattuale vigente». Per Cgil e Cisl a protestare è «una minoranza di lavoratori». E i due sindacati «ricercando una più ampia condivisione anche con le altre organizzazioni sindacali abilitate, perseguiranno l’obiettivo di procedere alla elezione di una Rsu autonoma del personale di Azienda Calabria Lavoro, verosimilmente nel prossimo mese di maggio».
«SIAMO DIPENDENTI DELLA REGIONE» Tutto regolare, ma quella «minoranza di lavoratori» ha qualche dubbio anche su questo punto: «Se il nostro è un ente pubblico economico, allora non può avere una rappresentanza sindacale unitaria – dicono –. Il punto è il nostro contratto. Per noi valgono le stesse norme dei dipendenti regionali, siamo lavoratori “prestati” ad Azienda Calabria lavoro dalla giunta regionale, le nostre retribuzioni sono finanziate da fondi regionali, prorogati con una delibera di giunta regionale. E siamo in una procedura di stabilizzazione da parte dell’amministrazione pubblica». E forse è proprio questo il punto. Vedersi tagliati fuori dal voto, a stabilizzazione in corso, è un segnale che si fa fatica ad assorbire come una decisione qualsiasi.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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