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«Crisci mente, la chiusura del Diatic non è un atto dovuto»

di Girolamo Giordano*

Pubblicato il: 23/04/2018 – 18:46
«Crisci mente, la chiusura del Diatic non è un atto dovuto»

Intervengo a margine di notizie di stampa ricavate dalla comunicazione a firma del portavoce rettore (qui) e da un articolo del Corriere della Calabria a firma del giornalista Michele Presta (qui). Il rettore dichiara: «Sono stato abbastanza buono, ho anche aspettato troppo. I problemi c’erano da oltre un anno e mezzo, il medico pietoso fa la piaga puzzolente».
Un rettore non deve essere né buono né cattivo, ma deve operare con atti e delibere e non con conferenze stampa e interviste, deve sempre attenersi scrupolosamente ai principi di legalità, trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione. Il rettore dice: «…a questo punto sono obbligato a seguire i dettami di legge, avendo compiuto tutti i tentativi possibili per evitare la dismissione», e ripete varie volte che «è un atto dovuto».
Non cita mai la legge che lo obbligherebbe a tali atti. Difatti, la legge 240/2010 (cd. Gelmini) nulla dice sulla disattivazione dei dipartimenti (rimanda a statuti e regolamenti) e fissa solo il limite minimo per l’attivazione degli stessi. Anche lo statuto Unical nulla dice sulla disattivazione, rimanda al regolamento. Il regolamento si riferisce a una soglia di 50 docenti per attivare un dipartimento, e inferiore a 45 per la disattivazione. La mancanza di uniformità tra statuto e regolamento è responsabilità del rettore Crisci, che come primo atto della sua gestione ha modificato lo statuto senza apportare le necessarie modifiche al regolamento.
Applicando alla lettera le motivazioni del rettore, all’Unical dovrebbero essere disattivati ben 4 dipartimenti sotto soglia rispetto al regolamento. Infine, se l’atto «è dovuto», il rettore non può omettere di darne esecuzione (potrebbe incorrere nei rigori della legge), lo invito quindi a darne immediata esecuzione oppure a riconoscere che non è atto dovuto, ma solo un problema di politica accademica.
Prosegue il rettore: «Quel dipartimento era sotto soglia di uno (trentaquattro su trentacinque, ndr). Appena si sono accorti della situazione hanno usato i punti organici per indire un nuovo concorso e assumere una persona, questo a Diatic non è stato mai fatto». Questa affermazione di presunta immobilità del Diatic verso una politica di reclutamento è falsa. Il Diatic è sotto il valore di 35 docenti dal 1 febbraio 2018, a seguito dei trasferimenti decretati il 30 gennaio mentre (per volere del rettore e del Consiglio di amministrazione) il dipartimento Diatic non dispone di Punti organico per poter programmare nuovi ingressi. Infatti, non esistono atti ufficiali che assegnino risorse di personale docente al Diatic, l’unica comunicazione informale è contenuta nel resoconto della riunione del Consiglio di amministrazione del 14 marzo (inviata a tutti il 9 aprile, quindi ben dopo la data dei trasferimenti) in cui si assegnerebbero 0,25 Po al Diatic.
Dico “assegnerebbero” in quanto nessuna comunicazione ufficiale (dopo oltre un mese dalla seduta del Cda) è pervenuta al dipartimento Diatic di assegnazione di una risorsa, comunque insufficiente per procedere a un eventuale concorso di nuovi ricercatori (per i quali è necessario investire una risorsa doppia: 0,5 Po).
Il rettore e il Cda hanno invece anticipato 0,5 Po al dipartimento Ctc per poter bandire un concorso di ricercatore. Il rettore prosegue: «Mi è arrivata una comunicazione informale dove sembrerebbe che Francesco Macchione, decano del Diatic, vorrebbe andare via portando con sé altri due ricercatori». Nulla di più falso. La comunicazione non esiste e non è mai esistita “vedasi smentita del prof. Macchione su servizio messaggistica interna Unical Mercurio”. Sempre il rettore afferma: «Il comportamento del direttore è stato a tratti inspiegabile. Hanno nominato docenti abilitati da sette giorni al posto di quelli abilitati da tre anni».
Questa affermazione è falsa, oltre che molto grave perché svela il tentativo del rettore di mistificare l’accaduto. Infatti, il Diatic non ha mai nominato nessuno, essendo questa possibilità non prevista da nessuna procedura di chiamata di professori universitari. La procedura, regolarmente seguita, prevede una proposta di bando da parte del Consiglio di dipartimento del Diatic, accolta dal Consiglio di amministrazione (e quindi anche dal rettore) il quale ha stabilito che si svolgesse un concorso pubblico aperto a tutta la comunità scientifica nazionale e internazionale, all’esito del quale, su proposta del Consiglio di dipartimento del Diatic, il Consiglio di amministrazione dell’Unical ha proposto la chiamata (nessuna nomina), poi effettuata per decreto dallo stesso rettore.
Desta un certo sconcerto che il rettore, unico garante della correttezza delle procedure di chiamata di concorsi pubblici, pur in presenza di pubbliche procedure di valutazione la cui regolarità e correttezza è stata da egli stesso certificata, parli di “nomine” (mai avvenute) nel solo tentativo di porre discredito verso l’operato del dipartimento Diatic.
Ancora il rettore: «Stigmatizzato il risultato del voto nel corso della riunione del Senato accademico. Passaggio obbligatorio prima del voto nel Cda. I voti favorevoli per non chiudere sono stati 7, mentre 6 i contrari e 5 gli astenuti – legge Crisci dal verbale di assemblea –. Non è una maggioranza assoluta e io non ho fatto altro che adottare quello che è stato deliberato».
Il rettore cerca di sovvertire, per proprio tornaconto, l’esito della riunione del Senato accademico. Infatti, il Senato è stato chiamato a votare dal rettore il «parere per la proposta di disattivazione del dipartimento Diatic» e l’esito della votazione è stato di 6 favorevoli alla disattivazione, 7 contrari alla disattivazione e 5 astenuti. Al termine della votazione il rettore, su richiesta esplicita dei Senatori Accademici ha annunciato l’esito della votazione come «Parere non favorevole alla disattivazione», dal momento che l’insieme dei non favorevoli (7) e degli astenuti (5) ha superato i favorevoli (6), oltre a costituire più della metà del plenum del Senato Accademico. Prima della votazione il Senato accademico ha quasi unanimemente approvato il testo seguente: «Prima della votazione e senza prefigurarne l’esito, il Senato accademico raccomanda al Consiglio di amministrazione, ove mai dovesse procedere a un’eventuale disattivazione, di esprimere ogni tentativo per favorire le soluzioni meno traumatiche possibili, garantendo comunque l’esercizio del costituzionale diritto di voto ai colleghi attualmente afferenti al Dipartimento di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio e Ingegneria Chimica».
Quindi, se il rettore avesse voluto davvero “adottare” quello che il Senato accademico ha deliberato, avrebbe dovuto desistere dalla procedura di disattivazione, rispettando il pronunciamento ufficiale del consesso e non interpretare strumentalmente a proprio piacimento un testo che non rappresenta il deliberato dell’organo. Infine, visto che non gode della fiducia del Senato accademico, unico organo elettivo, avrebbe dovuto presentare le dimissioni.
Il rettore fa una cronistoria dei trasferimenti riportando dati inesatti: «Nel 2016 quando il Diatic aveva in organico 38 persone, sei docenti hanno richiesto il trasferimento, e le istanze sono state congelate per un anno proprio per evitare la disattivazione del Dipartimento, che sarebbe andato ben al di sotto dei limiti numerici fissati dalla Legge 240/2010». Fino a ottobre 2017 il Diatic aveva un organico di 41 docenti, perciò il trasferimento di 6 docenti non avrebbe arrecato nessun problema. La domanda da porsi è la seguente: come mai il rettore tiene nel suo cassetto 6 domande di trasferimento dal luglio 2016 fino al novembre del 2017? Come mai il dipartimento interessato (Dimes) non sollecita mai la discussione in Senato accademico? Forse perché il piano andava completato sollecitando ad hoc altri trasferimenti? Segnalo, infatti, che non è obbligatorio accogliere le domande di trasferimento qualora si ritenesse che un dipartimento focalizzato su tematiche relative all’ambiente, in Calabria, debba essere sostenuto dal maggiore ateneo della regione, al di la delle esigenze dei singoli afferenti. Vi invito, infine, ad una riflessione. Immaginiamo una situazione analoga in un dipartimento di Chirurgia di un ospedale universitario: 11 docenti medici chiedono di trasferirsi, il Sa accoglie i trasferimenti, il Cda disattiva il dipartimento, conclusione: l’ospedale rimane senza reparto di chirurgia.
Il rettore conclude: «È proprio dal possibile nuovo direttore si potrebbe ripartire, anche se il rettore fa trasparire più volte i dubbi sulla possibilità che si arrivi ad un nome condiviso».
Da questo testo, se confermato, sembrerebbe apparire un tentativo del rettore di interferire nella campagna elettorale in corso, paventando un atteggiamento differente da parte sua in base agli esiti dell’elezione del nuovo direttore del Diatic.

*Direttore Diatic-Unical

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