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JONNY | Assunzioni di parenti e amici, se la 'ndrangheta è un «ufficio di collocamento»

L’ultima indagine inclusa negli atti del processo contro le cosche di Isola dimostra il controllo sulle attività commerciali attraverso richieste di contratti di lavoro. Il caso del supermercato di…

Pubblicato il: 25/04/2018 – 12:54
JONNY | Assunzioni di parenti e amici, se la 'ndrangheta è un «ufficio di collocamento»

CATANZARO Assunzioni. La richiesta più insistente e pressante attraverso la quale la ‘ndrangheta affligge chi le apre uno spiraglio è quella delle assunzioni di parenti, amici, sodali, nella attività commerciali e imprenditoriali dei territori che controlla. Ricchi esempi saltano agli occhi anche nell’ultima integrazione di indagine prodotta dal Ros dei carabinieri di Catanzaro e allegata agli atti del processo “Jonny” istruito dalla Dda di Catanzaro contro gli illeciti operati a Isola Capo Rizzuto dalle cosche locali, con la connivenza di professionisti. organici alla criminalità.
IL SUPERMERCATO Tutto nasce da una vicenda emersa il 24 aprile 2017. «La ‘ndrangheta nella vicenda esaminata, diviene un vero e proprio ufficio di collocamento», scrivono gli investigatori.
Un imprenditore, Francesco Grotteria, decide di realizzare un investimento su un supermercato in cui voleva coinvolgere, in qualità di socio Antonio Poerio, classe 1971, che nell’inchiesta Jonny viene accusato di essere tra i gestori dei subappalti conferiti dalla Misericordia di Isola e relativi all’erogazione del servizio mensa per il centro di accoglienza di Sant’Anna (Cara), nel corso dei quali, tramite una serie di reati sottraevano cospicui capitali destinati al Cara a favore della bacinella delle cosche locali (Arena e Nicoscia). I dialoghi tra i due vengono registrati all’interno dell’ufficio di Poerio e diventano, scrivono i militari del Ros, «fonti di prova circa l’estorsione da questi subita ed estrisecatasi mediante l’imposizione di assunzione di personale da parte di soggetti criminali isolitani nel momento in cui questi (l’imprenditore, ndr) decideva di avviare l’attività imprenditoriale in quel territorio».
L’avvio dell’attività partirebbe dal fatto che un altro imprenditore è pieno di debiti e ha proposto a Grotteria di acquistare un immobile affittato nel quale c’è un supermercato MD. L’imprenditore indebitato «deve dare un sacco di soldi a Noto» e Grotteria gli ha già offerto un milione di euro.
Poerio e Grotteria si organizzano per la realizzazione dell’affare e nel corso delle conversazioni emerge «come gli stessi fossero concordi nel ritenere dovuto il sostentamento alla criminalità organizzata mediante il ricorso all’assunzione presso le loro aziende di soggetti riconducibili all’alveo familiare delle organizzazioni criminali…», scrivono i carabinieri.
L’ASSUNZIONICCHIA
Poerio: Ti rompono il cazzo… glieli devi dare..
Grotteria: No, non gli do niente…
Poerio: Eh, qualche cosa di lavoro giusto? Io qualche cosa… e va bò e questi qua li sappiamo… ma finché è questo a me sta bene… quando vengono a rompere i coglioni ohi Frà…
Grotteria: Eh poi lo sai? l’assunzionicchia… però…
Poerio: Va bò, ma questo è pure giusto, alla fine… basta che ti lavorano… alla fine…
Grotteria inoltre racconta che nell’inverno del 2016 gli è stata avanzata una richiesta di assunzione da parte di Tommaso Gentile (esponente di spicco del clan Arena, che ha gestito la bacinella della cosca e svolto compiti di controllo di del territorio e ha gestito anche il traffico di droga, ndr) affinché l’imprenditore assumesse la figlia. Essendo Gentile detenuto è stato mandato a fare l’imbasciata Paolo Lentini, detto “pistola” (già dirigente della consorteria Arena). Grotteria dice di poterla assumere a mezza giornata, 500 euro al mese. Alla fine, racconta Grotteria a Poerio «insomma ha lavorato mi pare 6-7 mesi ed è voluta andare poi in disoccupazione, le solite cazzate che fanno loro… le ho fatto di documenti per metterla in disoccupazione».
RIVOLGERSI A “TRENTINU” Quando Tommaso Gentile arriva da Isola Capo Rizzuto per avviare la sua attività commerciale si era rivolto a Domenico Riillo, detto “Trentinu” (tra i promotori e organizzatori della cosca Arena, ndr) il quale gli aveva garantito che ad Isola lui non avrebbe subito alcuna forma di oppressione da parte della criminalità organizzata.
Grotteria: Guagliò guardate se è questa la situazione… io quando sono venuto a Isola ho bussato… ehh… c’era Riillo… c’era … santa benedizione.., ma guà… di una correttezza sono… Madonna… guarda… ma tiene una parola… che davvero spacca il mondo proprio…
Poerio: Però il problema quando non ci sono poi, non si capisce niente, hai capito qual è il discorso?
Grotteria: Non è come una volta… non penso che ci sono persone forti con un polso mò che possono, hai capito? C’è chi ti vuole rubare il 50 euro… a ste condizioni siamo a Isola ormai…
LE ASSUNZIONI ALLA EURO FOOD Visti i riferimenti di Grotteria i carabinieri hanno fatto accertamenti alla banca dati Inps verificando che nella società Euro Food Srl risultavano assunti: Francesca Riillo, figlia di Domenico Riillo; Antonio Riillo, nipote di Domenico Riillo, figlia del fratello Antonio; Carmen Ponissa, figlia di Francesco Ponissa che Grotteria chiama «Carmenedda… figlia di quello che è uscito… quel muratore che si è fatto pure la galera per i finocchi». Si riferisce a Francesco Ponissa coinvolto nell’inchiesta Insula che coinvolse anche l’ex sindaco di Isola, Caterina Girasole; Luana Pullano figlia di Maurizio Pullano, conosciuto negli ambienti criminali isolitani come “A molla”; Pasquale Manfredi, figlio di Antonio Manfredi (altro elemento di spicco della cosca Arena, ndr).
Di alcuni assunti gli imprenditori Poerio e Grotteria dimostrano di apprezzare la dedizione al lavoro. Ma le richieste sono una costante, anche pressanti. Nella parte finale del discorso Grotteria racconta di avere ricevuto anche da parte di Giuseppe Pullano specifiche richieste di assunzione di personale presso la sua azienda: «Ohi Francù mi devi pigliare questo, mi devi pigliare quell’altro». Ma Grotteria rimanda i patti e le promesse fatte quando ha “bussato” alla porta di Domenico Riillo, quindi di vedersela con lui. E anche se Poerio afferma che “Trentinu” e Pullano «sono rivali», all’imprenditore non importa: «A me da ste situazioni – avrebbe detto a Pullano – mi dovete cacciare fuori». Così si rivolge, tramite la figlia assunta presso di lui, a Domenico Riillo. La ragazza riporta la padre le pressioni che Grotteria ha ricevuto da Pullano. «Il “trentinu lo stava andando ad ammazzare – racconta l’imprenditore – è venuto dopo due giorni la Molla (Pullano, ndr) “Ohi Frà fatti il conto che io non ti ho detto niente, non è successo niente, ho chiarito tutto”».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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