LIMBADI «Noi la ‘ndrangheta l’abbiamo sempre combattuta con i fatti e non con le parole. Non abbiamo mai affidato un appalto o un incarico senza certificato antimafia. E non abbiamo mai effettuato lavori con la procedura della somma urgenza. La nostra è stata un’amministrazione adamantina. E adesso ci fanno passare per mafiosi. Tutto questo è assurdo». Lo ha detto all’Ansa il sindaco di Limbadi, Pino Morello, commentando il provvedimento col quale il Consiglio dei ministri ha sciolto l’ente per infiltrazioni mafiose (qui la notizia dello scioglimento dei consiglio comunali di Limbadi e Platì).
«Sono un comunista da sempre – ha aggiunto Morello – e questo evidentemente ha dato fastidio. Non era tollerato un sindaco comunista per amministrare un paese in cui l’economia è sana, con aziende che hanno rapporti commerciali in tutto il mondo, malgrado la provincia di Vibo Valentia sia la più povera del Paese. Ha dato fastidio, evidentemente, il fatto che io sia una persona fuori dal coro. Ho chiesto più volte al prefetto di Vibo Valentia di essere ricevuto, e questo ben prima dell’insediamento della commissione d’accesso, ma non mi è stata data mai una risposta. Io i Mancuso li ho contrastati seriamente sin dal 1974, assieme ai comunisti di Limbadi. Eppure, da quando ci siamo insediati come amministrazione, nove mesi fa, siamo stati sempre sulla graticola per l’attenzione soffocante da parte degli organi inquirenti e investigativi. A Limbadi non c’è stata una commissione d’accesso, ma una santa inquisizione». «Sono inviperito – conclude il sindaco – perché non solo il Comune di Limbadi, ma l’intero paese non meritava tutto questo. Farò ricorso al Tar contro lo scioglimento, lo vinceremo e denuncerò tutti coloro che in questa vicenda hanno manipolato i fatti».
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